di Jeff Nelson

Published with permission of Jeff Nelson, Vegsource.com

Traduzione a cura di Luciana Baroni.
Fonte: Alzheimers: Losing Your Mind for the Sake of a Burger.

Grandi titoli sono stati pubblicati su una sola, isolata rivista delle Hawaii, che pretendeva di suggerire la presenza di una correlazione tra il consumo di soia e la malattia di Alzheimer. L'uscita di maggiori notizie ha sviluppato esaurientemente l'argomento, i 20/20 si sono buttati su questa nell'usuale stile scandalistico, ed i pochi grossi siti anti-soia hanno avuto l'occasione di parlare di qualcosa di sensazionale (ho già discusso alcuni dei problemi inerenti a questo studio in un precedente articolo).

È invece disponibile un grosso numero di ricerche che dimostrerebbe che la malattia di Alzheimer sarebbe correlata con il consumo di... carne e latticini. Allora perchè non è stata divulgata anche questa informazione? Una percentuale compresa tra il 6 e l'8 % della popolazione di età superiore ai 60 anni è affetta da malattia di Alzheimer, e l'incidenza sta crescendo rapidamente.

È realmente possibile non intraprendere nessun provvedimento sul piano nutrizionale per cercare di influenzare le nostre probabilità di evitare questa malattia? Che cosa è noto dalla letteratura scientifica sui rapporti tra dieta ed Alzheimer?

Evitare l'Alluminio

La più importante correlazione trovata nel corso di una ricerca su Medline è l'associazione tra Alluminio e malattia di Alzheimer. La National Library of Medicine individua 488 articoli pubblicati su altrettante riviste mediche che trattano dei rapporti tra questo metallo e la malattia. Già nel lontano 1978, alcuni ricercatori hanno riportato che i livelli ematici di Alluminio dei pazienti affetti da Alzheimer erano 1.4 volte più elevati di quelli dei soggetti sani [Trapp GA, Miner GD, Zimmerman RL, Mastri AR, Heston LL Aluminum levels in brain in Alzheimer's disease, Biol Psychiatry 1978 Dec;13(6):709-18]. Studi successivi hanno dimostrato che le concentrazioni di Alluminio erano particolarmente elevate a livello di lesioni presenti all'interno dei neuroni, denominate placche neurofibrillari [Perl DP, Good PF Aluminium and the neurofibrillary tangle: results of tissue microprobe studies, Ciba Found Symp 1992;169:217-27; discussion 227-36]. Un altro sStudio ha riportato come i livelli ematici di Alluminio erano più elevati di 3-4 volte in pazienti con demenza rispetto a volontari sani [Roberts NB, Clough A, Bellia JP, Kim JY Increased absorption of aluminium from a normal dietary intake in dementia, J Inorg Biochem 1998 Feb 15;69(3):171-6], mentre un altro Studio riportava che pazienti affetti da Alzheimer con frattura di femore presentavano concentrazioni di Alluminio nell'osso significativamente più elevate rispetto ai controlli sani [Acta Orthop Scan 1997;68:511-512]. Questo è solo un esempio delle centinaia di studi medici che mostrano come elevati livelli di Alluminio contribuirebbero alla malattia di Alzheimer.

Il messaggio da cogliere: non temporeggiare, eliminare l'Alluminio dalla dieta a tutti i costi -non cucinare con pentolame di Alluminio, evitare cibi preparati al forno con Alluminio o contenenti polvere di forno particolarmente cibi già confezionati cotti al forno), ridurre od eliminare altre fonti dietetiche di Alluminio come il formaggio, il pudding al cioccolato e le bevande contenute in lattine di Alluminio-e le gomme americane. Alcuni farmaci, particolarmente gli antiacidi, contengono significative quantità di Alluminio -così come molti cosmetici. Una delle fonti di Alluminio più largamente usate sono gli antitraspiranti -evitare i deodoranti che contengano come ingrediente attivo l'Alluminio cloridrato.

Evitare le Proteine animali

L'altro aspetto molto sorprendente che emerge da una rassegna di Studi pubblicati nel corso degli ultimi due anni getta una luce importante su un altro fattore di rischio centrale nell'Alzheimer-elevati livelli ematici di una sostanza denominata Omocisteina.

L'Omocisteina è un aminoacido, e gli aminoacidi sono i mattoni per la sintesi delle Proteine. La fonte esclusiva di Omocisteina per l'utilizzo da parte del nostro organismo è la sintesi da parte del fegato, a seguito dell'assunzione di un altro aminoacido, la Metionina. La Metionina si trova nei cibi proteici, e le Proteine animali tengono da 2 a 3 volte la quantità di Metionina contenuta nelle Proteine vegetali.

Tra alcuni Studi recenti che hanno investigato il significato di elevati livelli di Omocisteina nell'Alzheimer citiamo:

1.Miller JW Homocysteine and Alzheimer's disease, Nutr Rev 1999 Apr;57(4):126-9.

"In uno studio recente concernente una casistica di 164 pazienti con malattia di Alzheimer clinicamente diagnosticata, che includeva 76 pazienti con diagnosi di Alzheimer confermata postmortem, il livello medio di Omocisteina totale nel siero è risultato essere significativamente più elevato rispetto a quello di un gruppo di controllo formato da individui anziani senza evidenza di disturbi cognitivi."

2.Clarke R, Smith AD, Jobst KA, Refsum H, Sutton L, Ueland PM Folate, Vitamin B12, and serum total homocysteine levels in confirmed Alzheimer disease, Arch Neurol 1998 Nov;55(11):1449-55.

"Livelli elevati di Omocisteina erano associati alla malattia di Alzheimer."

3.McCaddon A, Davies G, Hudson P, Tandy S, Cattell H Total serum homocysteine in senile dementia of Alzheimer type, Int J Geriatr Psychiatry 1998 Apr;13(4):235-9.

"I pazienti con demenza senile di tipo Alzheimer hanno livelli di Omocisteina significativamente elevati".

Questo Studio che conferma il rapporto tra Omocisteina ed Alzheimer, è stato condotto nel Regno Unito.

4.Gottfries CG, Lehmann W, Regland B Early diagnosis of cognitive impairment in the elderly with the focus on Alzheimer's disease, J Neural Transm 1998;105(8-9):773-86.

"Abbiamo riscontrato che l'Omocisteina del siero è un precoce e sensibile marker di declino cognitivo. In pazienti affetti da modesta compromissione cognitiva, non meno del 39% presentava livelli patologici di Omocisteina sierica."

Questo Studio, condotto in Svezia, non solo ha dimostrato come livelli di Omocisteina plasmatica correlino strettamente con la malattia di Alzheimer, ma hanno indicato come elevati livelli di Omocisteina sarebbero utili nel predire quali siano gli individui che poi potrebbero sviluppare la malattia di Alzheimer.

In un altro Studio, presentato al Congresso Mondiale sull'Alzheimer nel luglio 2000, i Ricercatori hanno analizzato 5.395 individui di età superiore ai 55 anni non affetti da demenza. Dopo avere esaminato questi soggetti nel 1993 e poi riesaminati nel 1999, i Ricercatori hanno riportato le seguenti osservazioni:

"In media, i soggetti che non hanno sviluppato alcun tipo di demenza avevano consumato più elevate quantità di beta-carotene, vitamina C, vitamina E ed alimenti vegetali rispetto ai soggetti dello studio che hanno sviluppato la malattia di Alzheimer."

I Ricercatori hanno pure osservato che, in questo Studio, la storia familiare o la presenza di un marcatore genetico denominato allele ApoE4 (entrambi considerati fattori di rischio per la malattia di Alzheimer) non influenzavano il risultati. In altre parole, elevati consumi di cibi vegetali sembrerebbero annullare uno degli altri noti fattori di rischio di Alzheimer.

Come è possibile ridurre il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer?

Oltre ad evitare tutte le fonti di Alluminio nella dieta e nei prodotti cosmetici, è importante mantenere bassi i livelli di Omocisteina, riducendo in modo significativo il consumo del precursore dell'Omocisteina, l'aminoacido Metionina, attraverso la riduzione o l'eliminazione di prodotti a base di carne e latticini.

Se state seguendo una di quelle diete iperproteiche, sappiate che assieme ai chili di troppo che potrete perdere temporaneamente, potrete perdere pure il cervello, preparandovi il terreno per diventare più tardi una vittima di Alzheimer.

Siamo già a conoscenza, grazie ad uno Studio del 1993, che i soggetti che hanno mangiato carne, compresa quella di pollame e pesce, hanno il triplo di probabilità di diventare dementi rispetto ai soggetti vegetariani [Giem P et al The incidence of dementia and intake of animal products: preliminary findings from the Adventist Health Study, Neuroepidemiology 1993;11:28-36].

Un altro Studio recente ha riportato come soggetti che adottino una dieta vegana vedono crollare il loro livelli ematici di Omocisteina del 13-20 % in una sola settimana [DeRose DJ, Charles-Marcel ZL, Jamison JM, Muscat JE, Braman MA, McLane GD, Keith Mullen J Vegan diet-based lifestyle program rapidly lowers homocysteine levels, Prev Med 2000 Mar;30(3):225-33].

Altre recenti Ricerche hanno riscontrato come le statine -farmaci che servono per ridurre i livelli ematici di Colesterolo- sembrano abbassare significativamente il rischio di sviluppare Alzheimer e demenza (di circa il 73%) [Wolozin B, Kellman W, Ruosseau P, Celesia GG, Siegel G Decreased prevalence of Alzheimer disease associated with 3-hydroxy-3-methyglutaryl coenzyme A reductase inhibitors, Arch Neurol 2000 Oct;57(10):1439-43].

Qual è il messaggio che deve cogliere chi è preoccupato di contrarre l'Alzheimer? Evitare carne e latticini, assumere frutta e verdura.

Marcatori per la cardiopatia

Alcuni Studi molto vasti e ben pianificati hanno dimostrato una chiara associazione tra livelli di Omocisteina ed infarto miocardico e ictus. Non solo il consumo di carne e latticini eleva i livelli di Colesterolo, ma eleva anche i livelli di Omocisteina, che è oggi ampiamente riconosciuta come un fattore di rischio indipendente di malattia coronarica.

Le vitamine e gli integratori non sono così efficaci come la dieta nell'abbassare i livelli di Omocisteina. Questo ha fatto sì che la American Heart Association abbia emesso l'anno scorso il seguente Statement:

"Frutta e verdura fresca, piuttosto che supplementi vitaminici, sono la migliore linea di difesa nei confronti di una elevazione dei livelli di Omocisteina, un fattore di rischio di cardiopatia."

Aiutare a prevenire la cardiopatia, il cancro e l'Alzheimer attraverso la dieta

Rimaniamo in attesa di vedere se comparirà qualche ulteriore Ricerca a conferma di quell'unico curioso studio che avrebbe la pretesa di dimostrare una correlazione tra Alzheimer e consumo di soia.

Nel frattempo, i dati scientifici disponibili sono più che esaurienti nel dimostrare come sia possibile ridurre il rischio di diventare una vittima della malattia di Alzheimer, così come di contrarre alcuni tipi di tumore e la cardiopatia, semplicemente nutrendosi con una dieta sana basata su alimenti vegetali, ricca in frutta e verdura fresche, cereali integrali e legumi.

References

  1. Trapp GA, Miner GD, Zimmerman RL, Mastri AR, Heston LL Aluminum levels in brain in Alzheimer's disease, Biol Psychiatry 1978 Dec;13(6):709-18.
  2. Perl DP, Good PF Aluminium and the neurofibrillary tangle: results of tissue microprobe studies, Ciba Found Symp 1992;169:217-27; discussion 227-36.
  3. Roberts NB, Clough A, Bellia JP, Kim JY Increased absorption of aluminium from a normal dietary intake in dementia, J Inorg Biochem 1998 Feb 15;69(3):171-6.
  4. Miller JW Homocysteine and Alzheimer's disease, Nutr Rev 1999 Apr;57(4):126-9.
  5. Clarke R, Smith AD, Jobst KA, Refsum H, Sutton L, Ueland PM Folate, vitamin B12, and serum total homocysteine levels in confirmed Alzheimer disease, Arch Neurol 1998 Nov;55(11):1449-55.
  6. McCaddon A, Davies G, Hudson P, Tandy S, Cattell H Total serum homocysteine in senile dementia of Alzheimer type, Int J Geriatr Psychiatry 1998 Apr;13(4):235-9.
  7. Gottfries CG, Lehmann W, Regland B Early diagnosis of cognitive impairment in the elderly with the focus on Alzheimer's disease, J Neural Transm 1998;105(8-9):773-86.
  8. Giem P et al The incidence of dementia and intake of animal products: preliminary findings from the Adventist Health Study, Neuroepidemiology 1993;11:28-36.
  9. DeRose DJ, Charles-Marcel ZL, Jamison JM, Muscat JE, Braman MA, McLane GD, Keith Mullen J Vegan diet-based lifestyle program rapidly lowers homocysteine levels, Prev Med 2000 Mar;30(3):225-33.
  10. Wolozin B, Kellman W, Ruosseau P, Celesia GG, Siegel G Decreased prevalence of Alzheimer disease associated with 3-hydroxy-3-methyglutaryl coenzyme A reductase inhibitors, Arch Neurol 2000 Oct;57(10):1439-43.

Published Online: 11 Nov 2001 (ultima revisione 2015) -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.