Come i sussidi all'agroalimentare tassano la nostra salute

Traduzione a cura di Marilia Trimboli e Luciana Baroni
Fonte: PCRM, http://www.pcrm.org/

Gli americani attualmente soffrono di un'elevata prevalenza di obesità, malattie cardiovascolari, cancro, diabete, ipertensione. Queste patologie, sebbene possano essere largamente prevenute, stanno continuando a colpire milioni di americani e a determinare un crescente onere finanziario dovuto ai costi sanitari.

Dieci anni fa il programma Healthy People 2010 (programma per una Popolazione Sana nel 2010, NdT) prevedeva di ridurre i tassi di obesità entro il 2010. All'epoca in cui il programma fu concepito, 1 americano su 4 era obeso [1], ma con il passare degli anni divenne chiaro che questo obbiettivo non sarebbe mai stato raggiunto. Infatti, al contrario, la prevalenza dell'obesità nel 2010 è salita a 1 su 3 persone. In questo stesso intervallo di tempo è anche aumentata la prevalenza del diabete, e i Centers for Disease Control and Prevention (Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, NdT) prevedono che questo trend peggiorativo continuerà nel futuro immediato. Inoltre, le malattie cardiovascolari e i tumori rimangono, rispettivamente, i killer n.1 e n.2 degli americani.

Ciascuna di queste condizioni è fortemente correlata alle scelte alimentari, che a loro volta sono influenzate dalle politiche di governo, le quali purtroppo influenzano la disponibilità e il costo degli alimenti.

Il presente articolo prende in esame questi problemi sanitari e i fattori politici che li influenzano.
NdT: ove possibile, ai dati riportati per gli USA sono stati aggiunti anche quelli validi per l'Italia o l'Europa, dato che la stessa situazione e gli stessi problemi si riscontrano anche per l'Italia.

I numeri delle malattie croniche

Malattie Cardiovascolari: nel mondo, oltre 17 milioni di persone muoiono ogni anno a causa di patologie cardiovascolari (http://www.epicentro.iss.it/focus/cardiovascolare/aggiornamenti.asp); negli USA circa 8.1 milioni di persone hanno almeno un tipo di patologia cardiovascolare. Approssimativamente 2.300 americani muoiono ogni giorno per malattie cardiovascolari [2].

Le malattie del sistema circolatorio sono la prima causa di morte anche in Italia, rappresentando oltre il 40 per cento di tutte le morti. Solo nel 2003 l'infarto del miocardio ha fatto 38.954 vittime , oltre 4mila in più rispetto al 2001. In pratica, ogni ora quattro italiani muoiono d'infarto. Considerando gli anni potenziali di vita persi, le malattie cardiovascolari tolgono ogni anno circa 300 mila anni di vita alle persone di età inferiore a 65 anni (http://italiasalute.leonardo.it/News.asp?ID=7737).

Cancro: sul totale di tutti i decessi, mediamente il 20% è dovuto alle patologie tumorali. Si stima che nel mondo vengano diagnosticati ogni anno complessivamente 5,3 milioni di casi di tumore tra gli uomini e 4,7 milioni tra le donne, mentre i decessi per tumore sono circa 6,2 milioni. Globalmente il numero di nuovi casi di tumore raddoppierà nel corso dei prossimi 20 anni - da 10 milioni nel 2000 a 20 milioni nel 2020 (Fonte: Tumori.net).

Ogni anno in Italia i nuovi casi di tumore sono circa 234 mila e il numero dei decessi è circa 138 mila, ma nel 2012 moriranno di cancro quasi 1,3 milioni di cittadini UE, di cui 180 mila italiani (Adnkronos Salute, Milano 28.02.2012). Considerando il numero dei pazienti guariti, i nuovi casi e quelli ancora in trattamento, circa un milione e mezzo di persone hanno avuto esperienza della malattia in Italia (Fonte: Tumori.net). Negli USA ogni anno vengono diagnosticati oltre 1.5 milioni di nuovi casi di cancro. Questa malattia uccide circa 570 mila americani all'anno [3] Ogni anno si ammalano inoltre di cancro in Italia circa 2100 bambini e adolescenti, da 0 a 18 anni, con un incremento annuo di nuovi casi tra 1,5 e 2% (Adnkronos Salute).

Diabete: Si stima che 25.8 milioni di americani siano affetti da diabete. Altri 79 milioni di adulti sono in una condizione cosiddetta di pre-diabete [4]. I Centers for Disease Control and Prevention stimano che 1 bambino ogni 3 nati nel 2000 svilupperà il diabete a una certa epoca della propria vita. Secondo i dati Istat, dal 2002 al 2010 gli italiani colpiti dalla 'malattia del sangue dolce' sono passati da 2 milioni e 250 mila a 3 milioni: una crescita pari a un terzo (+33%). La prevalenza della patologia è salita dal 3,9% al 4,9%, ma si arriva al 6% circa considerando che ai pazienti già diagnosticati va aggiunto un altro milione di malati che ancora non sanno di esserlo. Nello stesso periodo, è cambiata anche la geografia nazionale del diabete: se nel 2002 ne soffriva il 4,2% dei residenti al Sud, nel 2010 la percentuale è salita a 5,8% (Adnkronos Salute, Milano 28.02.2012).

Ipertensione: circa 74.5 milioni di americani adulti - 1/3 della popolazione adulta - hanno una pressione arteriosa elevata [5]. Nel 2006 l'ipertensione ha ucciso 56.561 americani, con le donne e gli uomini afroamericani che presentano una probabilità doppia/ tripla di morire per questa causa, rispetto ai bianchi. In Italia questa malattia colpisce in media il 33% degli uomini e il 31% delle donne. Un ulteriore 19% degli uomini e 14% delle donne sono in una condizione di rischio, cioè hanno la pressione sistolica fra 140 e 160 mmHg e la diastolica fra 90 e 95 mmHg (http://www.cuore.iss.it/).

Sovrappeso: i 2/3 della popolazione americana è attualmente in sovrappeso, e la metà di questi soggetti è obesa [6]. 1 bambino su 3 è in sovrappeso e 1 su 5 è obeso [7]. I Centers for Disease Control and Prevention riportano che il 20% degli adolescenti tra i 12 e i 19 anni ha almeno un valore anormale dei parametri lipidici (colesterolo LDL, colesterolo HDL, trigliceridi). Tra gli adolescenti in sovrappeso e obesi questi tassi sono più elevati, e il 22% dei bambini in sovrappeso e il 43% di quelli obesi presentano uno o più valori alterati [8]. Secondo un recente studio condotto dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, gli adulti italiani obesi ammontano a poco meno di 5 milioni (il 10% della popolazione). All'Italia va inoltre il primato per sovrappeso e obesità anche nella fascia d'età tra i 6 e i 9 anni, con tassi di obesità infantile in crescita vertiginosa (+2,5% ogni 5 anni). (Adnkronos Salute, Roma 15.02.2012).

I costi delle malattie croniche

I costi di un cattivo stato di salute sono sia fisici che economici. Le patologie cardiovascolari, il cancro, il diabete e l'ipertensione accorciano la vita degli individui che ne sono affetti, e sono i maggiori responsabili delle disabilità più gravi. Per quel che riguarda il diabete, queste includono la perdita della vista e della funzione renale, oltre alle amputazioni e al dolore neuropatico cronico degli arti inferiori.

I costi medici diretti delle malattie croniche (pagamenti a professionisti sanitari, a ospedali e case di riposo, per farmaci e presidi medici) ammontano a centinaia di miliardi di dollari all'anno.

In USA i costi medici diretti associati all'obesità sono stati nel 2008 di 147 miliardi di dollari [9]. I dati italiani attribuiscono all'obesità un costo sociale annuo pari attualmente a 8,3 miliardi di euro (circa il 6,7% della spesa pubblica). Un costo destinato a lievitare, perché nel 2025 il tasso di obesità potrebbe salire addirittura al 43%, pari a 20 milioni di italiani (Adnkronos Salute, Roma 15.02.2012). Nel 2010 le cardiopatie sono costate agli USA 189.4 miliardi, l'ipertensione 54.9 miliardi [10] e il cancro 102.8 miliardi di dollari [11]. Il diabete è costato nel 2007 116 miliardi di dollari [12].

Tali cifre rappresentano solo quelli che vengono definiti i costi medici diretti. I costi indiretti e quelli non tangibili, come ad esempio la perdita di produttività e il dolore fisico e psichico, aggiungono molto di più a questi dati.

Nonostante gli sforzi di alcune organizzazioni per invertire le attuali tendenze di salute degli americani, si prevede che la spesa sanitaria aumenterà in modo sostanziale nei prossimi decenni. L'American Heart Association calcola che, entro il 2030, i costi diretti relativi alle patologie cardiovascolari triplicheranno fino a raggiungere 818 miliardi circa [13]. La proiezione dei costi per il trattamento del cancro mostra che questi aumenteranno a 173 miliardi entro il 2020 [14]. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, la prevalenza del diabete aumenterà ad 1 persona su 3 entro il 2050, in confronto a circa 1 su 10 di oggi (tabella 1) [15].

Malattia Costi medici diretti per le malattie croniche (in USA, in miliardi di dollari) Costi medici attuali e previsti (in USA, in miliardi di dollari)
Diabete 116 (2007) - -
Obesità 147 (2008) 147 861-957 (2030)
Cardiopatie 189.4 (2010) 273
(totali)
818 (2030)
(totali)
Ipertensione 54.9 (2010)
Cancro 102.8 (2010) 102.8 173 (2020)

Malattie croniche e scelte dietetiche

Malattie cardiovascolari [16], alcuni tipi di tumore [17], diabete [18], ipertensione [19] e obesità [20] sono tutti strettamente correlati alle scelte dietetiche individuali.

Patologie cardiovascolari e ipertensione: le malattie cardiovascolari e l'ipertensione sono molto più comuni nelle popolazioni le cui diete esaltano il consumo di carne, formaggi e altri cibi di derivazione animale, mentre sono meno comuni in quelle le cui diete enfatizzano il consumo di cibi vegetali.

Cancro: secondo il National Cancer Institute, almeno il 75% di tutti i decessi per cancro negli USA sono causati da fattori correlabili allo stile di vita, in particolare fumo, scelte dietetiche e inattività fisica [21]. Secondo alcune stime, circa 1/3 delle morti per cancro sono attribuibili alla dieta, al sovrappeso e all'inattività fisica [22,23]. Soprattutto alcuni tipi di tumore sono influenzati dalle scelte alimentari: si stima che il 70% dei casi di cancro al colon-retto e alla prostata e il 50% dei casi di tumore di mammella, endometrio, pancreas e cistifellea siano infatti correlabili alla dieta [24].

Diabete: il rischio di sviluppare obesità e diabete di tipo 2 è fortemente correlato con le abitudini alimentari. Secondo uno studio del 2009 condotto su quasi 61 mila adulti americani, l'indice di massa corporea (BMI) risulta maggiore nei carnivori (28.8 kg/m2) ed è invece inferiore in coloro che evitavano tutti i prodotti animali (23.6 kg/m2). Un indice di massa corporea sotto i 25 kg/m2 è considerato sano, mentre un valore uguale o superiore a 25 kg/m2 è considerato indice di sovrappeso [25] (vedi figura).

L'indice di massa corporea e la prevalenza del diabete sono più elevati nei carnivori e più bassi in chi evita tutti i prodotti animali (vegani).


Figura 1. Body mass index (BMI) e prevalenza di diabete, in relazione alle scelte dietetiche [25].

Aumento del consumo di cibi non salutari: l'aumento della prevalenza delle malattie croniche riflette gli enormi cambiamenti nelle abitudini alimentari degli americani. Il Dipartmento dell'Agricoltura USA ha iniziato nel 1909 a registrare le assunzioni dietetiche degli americani, calcolandole sulla base della produzione annuale di cibo, delle importazioni e delle scorte iniziali, al netto delle esportazioni, delle scorte in esaurimento e degli usi per alimentazione non umana.

Tra il 1909 e il 2007, l'assunzione annuale media di carne degli americani è aumentata da circa 55 kg a più di 90 kg all'anno pro-capite. Il consumo medio di formaggio è cresciuto da meno di 2 kg a quasi 15 kg l'anno. Egualmente, è aumentato il consumo di dolcificanti e di olii aggiunti [26] (vedi Fig. 2).


Figura 2. Trend del consumo di carne e formaggio stimati sulla base della disponibilità di alimenti [26].

Le politiche agricole federali influenzano sia il prezzo che la disponibilità dei alimenti.

Questi trend sono in parte attribuibili all'aumento del reddito pro-capite e del conseguente potere di acquisto, a un aumento delle ristorazione extradomestica, e alla pubblicità. Comunque anche le politiche federali di supporto all'agricoltura influiscono sia sul prezzo che sulla disponibilità degli alimenti. I sussidi per i cereali destinati all'alimentazione degli animali allevati per la produzione di carne, latticini o uova, le sovvenzioni per i latticini e lo zucchero, e per l'acquisto di materie prime che favoriscono la produzione di carne, formaggi e uova, hanno contribuito alle attuali tendenze delle abitudini alimentari americane. L'influenza federale nel campo della nutrizione determina anche la scelta degli alimenti utilizzati nei programmi nutrizionali assistenziali.

Gli attuali trend di sovrappeso e obesità sono primariamente attribuibili ad un'aumentata assunzione di cibo, piuttosto che a una ridotta attività fisica [27]. Nonostante i problemi di peso dei bambini siano stati imputati all'inattività fisica, il cambiamento nelle abitudini alimentari ha giocato un ruolo molto più importante. In pratica, è difficile aumentare l'esercizio quotidiano a sufficienza per compensare un'assunzione calorica considerevolmente aumentata come quella media degli americani. Per esempio, una pedalata in bicicletta di un'ora fa bruciare 240 kcalorie: in confronto, una porzione piccola di patate fritte - che viene consumata in molto meno di un'ora - contiene quasi il medesimo numero di calorie [28]. Nel 2011 un'analisi degli interventi condotti nelle scuole ha trovato che la perdita di peso potrebbe essere ottenuta soltanto con modifiche alla dieta, mentre l'esercizio fisico senza cambiamenti nella dieta non è risultato efficace.

Il sostegno governativo USA ai cibi non salutari

I programmi per i sussidi all'agricoltura: tra il 1995 e il 2009, l'USDA ha distribuito più di 246 miliardi di dollari (246.000.000.000!!!) in sussidi [30]. Il sistema di sovvenzionamento, aggiornato approssimativamente ogni 5 anni, fornisce supporto finanziario principalmente ai produttori di materie prime vegetali, che includono più di una dozzina di tipi differenti di colture non deperibili. Tra queste, 5 tipi di coltivazioni - mais, frumento, soia, cotone e riso - ricevono la stragrande maggioranza delle sovvenzioni.

Mais e soia sono largamente utilizzati per l'alimentazione animale finalizzata alla produzione di carne, latticini e uova, sia per uso nazionale che per l'esportazione. Altre materie prime vegetali come orzo, avena e sorgo sono pure utilizzati come mangime. Per alimentare gli animali sono utilizzati anche i materiali di scarto derivanti dalle altre trasformazioni del raccolto, che includono la produzione del cotone e la macinazione del mais per la produzione di etanolo.

Colture Speciali: con questo termine, l'USDA si riferisce a frutta fresca e verdura. Tali coltivazioni non ricevono sovvenzioni. Infatti, ai contadini che partecipano ai programmi di sussidi per le coltivazioni di materie prime vegetali è generalmente vietato coltivare frutta e verdura sui terreni per i quali essi ricevono le sovvenzioni. Questa disposizione, approvata nel 1996, restringe la possibilità sia dei grandi che dei piccoli coltivatori di materie prime di diversificare le colture e di includere la produzione di frutta e verdura nella loro attività.

Se gli americani aumentassero il consumo di frutta e verdura ai livelli raccomandati dalle linee guida dietetiche federali, la produzione di tali raccolti richiederebbe ulteriori 13 milioni di acri di terra [31].

Sovvenzioni ai coltivatori di materie prime vegetali: la seguente è una breve descrizione dei maggiori programmi di sovvenzionamento alle colture di materie prime vegetali.

  • Pagamenti diretti: l'attuale programma di pagamenti diretti fu stabilito dal Congresso nel 1996 come un intervento temporaneo inteso a far perdere ai produttori l'abitudine ai sussidi. Il programma da allora è diventato permanente. I pagamenti diretti sono corrisposti ai produttori o ai proprietari terrieri in base all'uso storico dei terreni (es: produzione di materie primarie), senza rispetto per i prezzi o le condizioni correnti. Ciò significa che alcuni individui possono ricevere pagamenti diretti semplicemente in qualità di possessori di terreni, anche se in quel momento non coltivano materie prime, e in alcuni casi anche se la terra non è più usata per scopi agricoli. Il totale dei pagamenti diretti ammonta a circa 5 miliardi di dollari all'anno (5.000.000.000).

  • Pagamenti anticiclici: sono pagamenti che hanno lo scopo di sostenere i produttori quando il prezzo dei raccolti di materie prime crolla al di sotto di quanto stabilito dal Congresso. Analogamente ai pagamenti diretti, questo tipo di sovvenzioni è legato alla produzione storica, così gli agricoltori possono ricevere pagamenti per colture che non si praticano più. La spesa per queste sovvenzioni oscilla tra 1-4 miliardi di dollari all'anno, in funzione dei prezzi di mercato.

  • Prestiti di commercializzazione: il programma dei prestiti di commercializzazione garantisce ai produttori un prezzo minimo per i loro prodotti. I produttori possono contrarre i prestiti, utilizzando i loro raccolti come garanzia, così possono tenere lì raccolto in modo da venderlo quando il prezzo aumenta. Tuttavia, se il prezzo cala, il governo accetta i raccolti come restituzione del prestito. I produttori possono anche ricevere un prestito integrativo, essenzialmente un sussidio pari alla differenza tra il prezzo di mercato e il prezzo garantito.

Finanziamenti ai prodotti caseari: i prodotti caseari sono ugualmente considerati generi di prima necessità, e i produttori di latte beneficiano di una loro propria serie di programmi federali di sovvenzionamento. I finanziamenti elargiti ai produttori caseari sono stati di 4.8 miliardi di dollari tra il 1995 e il 2009. La cifra include i pagamenti supplementari di emergenza per la "perdita di mercato" corrispondente a 1 miliardo di dollari andati a indennizzare i produttori caseari per il calo dei prezzi avvenuto tra il 1999 e il 2001. Nel 2002 il Congresso ha promulgato il programma Milk Income Loss Contract (MILC, Contratto per la perdita di introiti da latte), che ha lo scopo di rendere permanenti questi finanziamenti, e che fornisce pagamenti diretti ai produttori caseari quando il prezzo medio mensile del latte scende al di sotto dei livelli prestabiliti [32].

Inoltre, l'USDA, attraverso il Programma di Supporto al Prezzo dei Prodotti Caseari, protegge i produttori dalle diminuzioni dei prezzi acquistando da loro i prodotti in surplus. Il governo federale controlla anche artificialmente il prezzo del latte attraverso gli ordini di commercializzazione che stabiliscono i prezzi minimi che i produttori devono pagare in aree specifiche, secondo l'uso che intendono fare del latte [33].

Anche lo zucchero è sostenuto indirettamente: non con sovvenzioni dirette, ma mediante le quote di importazione e i programmi di commercializzazione nazionale [34].

Alcuni aspetti degli interventi di supporto ai prodotti caseari e allo zucchero, in particolare quelli che prendono la forma di dazi commerciali, hanno lo scopo di stabilire un prezzo base di tali derrate, supportando così i produttori che potrebbero non essere in grado di sostenerne la produzione. Tali programmi influenzano la disponibilità e il prezzo di questi prodotti e distorcono il mercato promuovendo questi cibi non sani.

Sostegni diretti agli allevamenti : l'USDA fornisce altre forme di supporto diretto all'industria agroalimentare, che comprende anche la produzione di carne e formaggi.

Parecchi programmi forniscono sovvenzioni di emergenza e supportano gli interessi commerciali degli allevatori, quali:

  • Il Livestock Compensation Program;
  • l' Emergency Livestock Feed Assistance;
  • il Livestock Emergency Assistance Program.

Tutti insieme, questi interventi hanno fornito finanziamenti per 3.5 miliardi di dollari tra il 1995 e il 2009 [35].

Per di più, molti produttori hanno la possibilità di sottoscrivere un'assicurazione per le colture sussidiate, in modo da poter essere risarciti per eventuali perdite dovute a disastri climatici o naturali: nel 2009, questo programma è costato allo stato oltre 7 miliardi di dollari. L'assicurazione sui raccolti è a disposizione degli allevatori così come dei produttori di altre coltivazioni speciali, che includono alcuni tipi di frutta e verdura. L'USDA determina la disponibilità delle polizze di assicurazione integrativa per colture particolari in base all'area geografica e al rischio, e queste polizze sono fornite attraverso compagnie di assicurazione private [36].

Anche gli allevatori possono accedere all'assistenza finanziaria mediante i programmi USDA, per far fronte danni sull'ambiente della loro attività produttiva. Gli allevatori e altri soggetti possono richiedere di partecipare ai programmi come l'EQIP (Environmental Quality Incentives Program, Programma di Incentivi per la Qualità Ambientale) che elargisce fondi per interventi di carattere ambientale come ad esempio l'eliminazione degli inquinanti o la riduzione dell'erosione dello strato fertile.

Le industrie agroalimentari che operano nel settore dell'alimentazione animale intensiva possono ricevere, grazie all'EQIP, fino a 450 mila dollari in fondi statali per costruire lagune ove raccogliere le deiezioni animali, anche se in alcuni casi queste strutture di stoccaggio sarebbero necessarie per adeguarsi ai regolamenti in materia ambientale [37]. Attraverso questo programma, il governo federale si accolla alcuni dei costi che graverebbero sui guadagni dei produttori.

I programmi federali per l'acquisto: il governo federale, attraverso l'USDA, fornisce un sostegno aggiuntivo agli allevatori e ai coltivatori mediante l'acquisto di prodotti agricoli da utilizzare nell'ambito del National School Lunch Program (Programma Nazionale per la Refezione Scolastica), dello Special Supplemental Nutrition Program for Women, Infants and Children (Programma Speciale di Nutrizione Supplementare per le Donne, i Lattanti e Bambini (WIC)), e l'Emergency Food Assistance Program (TEFAP) (Programma di Emergenza per l'Assistenza Alimentare). Alcune delle materie prime acquistate vengono inoltre donate a mense per poveri, banche del cibo, e altre istituzioni. Secondo l'USDA, "questi acquisti aiutano anche a stabilizzare i prezzi sul mercato delle materie prime agricole mediante un bilanciamento tra offerta e domanda [38]."

Tra i prodotti acquistati ci sono carni rosse, pollame, uova, prodotti caseari (prevalentemente formaggio e latte in polvere), e verdura fresca, trasformata e surgelata, frutta, legumi, e cereali. Sebbene il governo federale abbia comprato negli ultimi anni una considerevole quantità di frutta, verdura e frutta secca oleaginosa, gli acquisti rimangono comunque sbilanciati verso la carne e i latticini.

Nell'anno fiscale 2009, l'USDA ha speso più di 623 milioni di dollari per comprare prodotti derivati dal latte, soprattutto formaggio (più di 340 milioni di dollari), come parte dei programmi di sostegno al prezzo dei prodotti caseari discussi in precedenza [39]. Nello stesso anno l'USDA ha speso oltre 1.4 miliardi di dollari per acquistare altri prodotti, tra cui almeno 793 milioni per manzo, maiale, pollame, uova e pesce, 644 milioni per frutta e verdura, 96 milioni per cereali, e 50 milioni per olii e frutta secca oleaginosa. L'USDA ha anche speso 319.5 milioni di dollari in acquisti di emergenza di materie prime, intesi a rilevare i surplus della produzione del 2009, e che hanno incluso grandi quantità di carne di maiale e di pollame [40].

Il governo federale assiste inoltre i gruppi industriali-compresi i produttori di carne e caseari- nella commercializzazione dei loro prodotti mediante i cosiddetti programmi checkoff. Questi sono amministrati dall'USDA, che utilizza fondi raccolti dai produttori per ampliare il mercato (come la campagna "Got Milk"). Nonostante questi interventi diano un contributo significativo alle scelte di consumo, essi sono principalmente sostenuti da finanziamenti dell'industria e per questo non verranno discussi ulteriormente.

Politiche Agricole Contro Politiche Sanitarie

Un modo per valutare come i programmi di sovvenzioni all'agricoltura incidano sui consumi e quindi sulla salute è quello di stimare il loro effetto sul prezzo e sulla disponibilità di cibo. Tuttavia, la relazione tra i sussidi federali e i prezzi al dettaglio di prodotti e beni di necessità è complesso, in parte a causa di altri fattori, come lo sviluppo dell'industria dei biocarburanti, che ha determinato l'aumento del prezzo di mercato delle granaglie da foraggio come il mais e la soia [41, 42, 43]. Nondimeno, c'è poco da discutere sul fatto che l'immissione sul mercato di materie prime abbondanti e a basso costo danneggia i prodotti che non godono di questi sussidi e conferiscono un indubbio vantaggio competitivo ad alimenti non sani, quali cibi animali, grassi raffinati, e dolcificanti derivati dal mais.

I produttori che potrebbero coltivare frutta e verdura hanno un forte disincentivo a farlo: anche se i prezzi di mercato per queste coltivazioni possono essere più alti, le sovvenzioni statali alle altre materie prime ne compensano i prezzi di mercato più bassi, e assicurano anche contro i rischi di produzione. Nell'attuale mercato che paga molto i cereali ad uso mangime, i produttori hanno un incentivo maggiore a scegliere di coltivare mais anziché broccoli. Inoltre, il supporto federale per le industrie casearia e dell'allevamento ha portato ad una sovrapproduzione, che ha provocato il collocamento degli eccessi di formaggio, carne a basso prezzo e altri prodotti nei programmi di refezione scolastici.

Gli incentivi federali sono contrari alle raccomandazioni nutrizionali federali

Nonostante le "Linee Guida Dietetiche per gli Americani" raccomandino una riduzione nell'assunzione di grassi saturi e colesterolo, i sussidi federali favoriscono invece la produzione di carne e latticini, che sono le fonti principali di questi componenti nocivi. Gran parte del mais e della soia coltivati negli USA, che insieme hanno ricevuto più di 96 miliardi di dollari in sussidi negli ultimi 15 anni [44], è utilizzata come mangime per gli animali da reddito, e per la produzione di etanolo, di zuccheri (in particolare, HFCS, sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio) e di grassi trasformati (come ad esempio l'olio di soia, che è un co-prodotto della produzione di mangimi e rappresenta fino al 69% dell'assunzione di grassi e olii degli americani [45]).

Mais e soia, che insieme hanno ricevuto 96 miliardi di dollari in sussidi a partire dal 1995, sono primariamente utilizzati come mangime nell'allevamento industriale, e vanno anche a finire negli zuccheri (come lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio) e nei grassi trasformati (come l'olio di soia).

Nel gennaio 2011, l'USDA ha introdotto una nuova versione delle "Linee Guida Dietetiche per gli Americani". Queste raccomandano un aumento dell'assunzione di frutta, verdura e cereali integrali, e una diminuzione delle assunzioni di grassi saturi, colesterolo e grassi solidi. La fonte principale di grassi saturi e solidi nella dieta degli americani sono i latticini, e l'unica fonte di colesterolo sono i prodotti animali (carne, latticini e uova). Ciononostante, una analisi sugli oltre 246 miliardi di dollari in sovvenzioni forniti ai produttori degli Stati Uniti tra il 1996 e il 2009 dimostra che i programmi di incentivi statali sostengono tipi di alimenti nettamente contrastanti con quelli che vengono raccomandati per una buona salute.

Approssimativamente il 63% dei sussidi alimentari nazionali ha sostenuto direttamente le colture per mangimi e gli allevamenti, circa il 20% ha sovvenzionato la produzione di cereali per consumo umano (inclusi quelli trasformati in cereali raffinati e in altri prodotti alimentari), mentre approssimativamente il 15% è andato alle colture che sarebbero diventate zucchero o dolcificanti, amido, olio, e alcol per consumo umano.

Le "Linee Guida Dietetiche per gli Americani" raccomandano di limitare l'assunzione di colesterolo e grassi saturi. Comunque, i prodotti alimentari che apportano queste sostanze non desiderate ricevono l'ampia maggioranza degli incentivi in denaro. Frutta, verdura, frutta secca oleaginosa e legumi per consumo umano ricevono soltanto poco più 2% del totale dei sussidi, sebbene questi cibi, assieme ai cereali integrali, dovrebbero costituire la maggior parte degli alimenti che quotidianamente gli americani dovrebbero consumare.


Figura 3. L'ampia maggioranza degli incentivi destinati alle coltivazioni sostiene direttamente o indirettamente la produzione dei cibi meno salutari. Il calcolo rappresentato nel grafico esclude i sussidi a sostegno delle materie agricole che vengono esportate e delle coltivazioni ad uso non alimentare come il cotone e il mais per la produzione di etanolo.

Il conflitto di lunga data tra le politiche sanitarie e quelle agricole è stato evidenziato dal President's Cancer Panel nel Report del 2006-2007:

"Gli sforzi per fermare e invertire l'attuale trend di obesità non potranno avere successo senza la partecipazione e collaborazione dei governi, delle organizzazioni non governative, dell'industria, degli educatori, e di ciascun singolo individuo. Per esempio, l'attuale politica in materia di agricoltura non è coordinata con le politiche a sostegno della salute pubblica: è stata infatti pesantemente sovvenzionata la coltivazione di alimenti (ad es. mais, soia) che nelle loro forme trasformate (ad es. sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, olii di mais e soia idrogenati, bestiame alimentato a cereali) sono fattori ben noti nel favorire l'obesità e le malattie croniche ad essa associate, tra le quali il cancro." (National Cancer Institute 2006-2007)

L'American Medical Association è intervenuta nel dibattito in una sua risoluzione del 2007, richiedendo sforzi finalizzati ad "assicurare che i sussidi federali incoraggino il consumo di prodotti a basso contenuto di grassi e colesterolo" [46].

I sussidi a favore dei cibi non salutari: a partire dal 1970, le politiche agricole USA hanno incoraggiato in modo crescente la sovrapproduzione di prodotti agricoli, inclusi mais e soia, rivedendo gradualmente le norme che limitano le quantità che si possono coltivare. L'eccesso di queste materie vegetali che ne è conseguito ha reso sempre più difficile, per i produttori, guadagnare dalle vendite dei loro prodotti, enfatizzando per contro la necessità di massimizzare la produzione e di poter contare sui sussidi federali.

Contemporaneamente, le piccole fattorie sono state costrette a unirsi in aziende di maggiori dimensioni o sono state acquistate da grosse fattorie che potevano trarre più facilmente profitti dalla vendita di grandi quantità di merci. Così, il profitto è passato nelle mani di grosse aziende che producono e trasformano i cereali, comprandoli a basso prezzo, e l'agricoltura negli USA è diventata sempre più un'attività industriale, guidata da corporazioni.

La sovrabbondanza di coltivazioni a basso prezzo per l'alimentazione animale ha influenzato la natura stessa della produzione alimentare. La produzione di animali nutriti intensivamente con cereali e soia è relativamente più economica, e questo ha fatto proliferare le grosse fattorie. Sebbene la produzione di biocarburanti competa con la produzione di cereali ad uso mangime per gli animali da allevamento, facendo risultare un'apparente maggior costo di questi ultimi cibi vegetali, i sussidi permettono di spingere il mercato verso la produzione di mangimi come mais e soia.

Sebbene alcuni programmi di supporto siano stati concepiti per conferire un margine di sicurezza ai produttori agricoli in caso di bassa produzione o di scarso rendimento per cause varie (metereologiche, variazioni dei prezzi di mercato, altro), la maggior parte dei produttori negli USA non beneficia di questi sussidi, dal momento che le limitazioni nelle piantagioni e altri ostacoli spesso impediscono ai piccoli coltivatori di beneficiare dei sussidi. Tra il 1995 e il 2009, il 10% dei produttori agricoli ha ricevuto il 74% dei sussidi, mentre il 62% non ha ricevuto alcun sussidio [47].

La riduzione del prezzo del mangime abbassa i costi di produzione degli allevatori: la variazione nei prezzi dei cereali per uso mangime si riflette nella variazione dei prezzi al dettaglio dei cibi animali, nonostante l'impatto preciso dipenda dalla proporzione tra utilizzo di cereali e prodotto finale. Il Center for Agricultural and Rural Development dell'Università statale dello Iowa ha stimato che una variazione del 30% nel prezzo dei cereali per mangime è in grado di modificare ben poco i prezzi dei prodotti animali: uova (8.1%), pollame (5.1%), maiale (4.5%), manzo (4.1%) e latte (2.7%) [48].

Tra il 1997 e il 2005, i grossi allevatori hanno risparmiato circa 3.9 miliardi di dollari all'anno grazie alla riduzione dei prezzi del mangime a base di mais e soia, la cui produzione è sostenuta dai sussidi.

Per la maggioranza delle fasi di produzione che si compiono negli allevamenti, il mangime rappresenta una considerevole proporzione dei costi in uscita. Tra il 1997 e il 2005, i grossi allevatori hanno risparmiato circa 3.9 miliardi di dollari all'anno - circa 35 miliardi di dollari in totale - grazie alla riduzione dei prezzi del mangime a base di mais e soia, la cui produzione è sostenuta dai sussidi [49]. Per la produzione del pollo da carne e delle uova, il mangime rappresenta circa il 60% dei costi di produzione, e i produttori hanno beneficiato di una riduzione dei costi del 13% tra il 1997 e il 2005. Per l'industria del pollame, questo significa aver risparmiato almeno 1.23 miliardi di dollari l'anno. Il più grosso produttore nazionale, la Tyson Foods, ha risparmiato da solo 2.6 miliardi di dollari in 9 anni. Nello stesso periodo, l'industria di prodotti suini ha risparmiato il 15% dei costi di produzione, e gli allevatori di manzo e latticini hanno entrambi risparmiato il 5% [50].

Secondo un'analisi economica condotta da Elanor Starmer e da Timothy Wise della Tufts University, "le politiche che il governo americano ha applicato a favore dell'allevamento industriale risultano più efficaci sui costi di produzione che se il prezzo del mangime avesse dovuto adeguarsi al prezzo corrente di mercato. I ricercatori suggeriscono che i contribuenti e le famiglie degli agricoltori, in effetti, hanno sovvenzionato gli acquisti di mangimi da parte delle fattorie industriali" [51].

Valutazione dell'impatto delle politiche governative sui consumi alimentari

La ricerca dimostra che il prezzo del cibo influenza le scelte di consumo individuali [52].

I cibi che contengono le quantità maggiori di calorie, come grassi, zuccheri e carne, sono anche i più economici e questo può spiegare gli attuali e senza precedenti elevati tassi di obesità. Al contrario, i cibi a maggior densità nutrizionale e a più basso contenuto calorico, specialmente frutta e verdura, possono essere consumati meno a causa dei costi in aumento, limitando così la possibilità di mettere in atto i sani comportamenti dietetici raccomandati [53].

Per molte persone, in particolare i bambini e gli americani con reddito basso, i programmi federali hanno un'influenza diretta e concreta su quello che mangiano. Più di 30 milioni di bambini ricevono a scuola, ogni giorno, un pranzo sovvenzionato dal governo grazie al National School Lunch program. Carne e prodotti caseari in surplus acquistati dall'USDA, così come cereali trasformati, frutta e verdura, sono forniti alle scuole per essere utilizzati nell'ambito dei programmi di refezione scolastica. Come sottolineato precedentemente, il razionale di questi acquisti è basato unicamente su obiettivi di finanziamento all'industria agroalimentare, invece che sulle raccomandazioni nutrizionali. Il risultato più importante è stato un eccesso di prodotti di origine animale, compresi milioni di dollari in formaggi ad alto contenuto di grassi, disponibili per le scuole bassi costi. Analogamente, i soggetti che partecipano agli altri programmi come il WIC e il TEFAP ricevono gli alimenti acquistati dall'USDA.

Conclusioni

Gli attuali programmi che sovvenzionano i cereali per ad uso mangime o che forniscono sussidi diretti e altre forme di sostegno economico alla produzione di carne o latticini sono in conflitto con le raccomandazioni federali sulla salute. Da una prospettiva di salute pubblica, cambiare le politiche federali agricole rappresenta una leva strategica per invertire l'epidemia di obesità di altre malattie croniche degli americani.

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Published Online: 23 Mar 2012 -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.