di Marco Lorenzi e Luciana Baroni
Il cancro (k) della prostata è uno dei tumori maligni più comuni nei Paesi ricchi, dove costituisce la seconda causa di morte (per neoplasia) nel maschio adulto. Nell'eziopatogenesi di questo tumore si riconoscono, oltre a cause genetiche, anche cause ambientali, dal momento che l'incidenza di k prostatico differisce nelle varie parti del mondo. Uno dei fattori ambientali più importanti che influenzano la comparsa di questa patologia è la dieta, che puo' agire attraverso vari meccanismi, sia favorenti che protettivi.
Essendo questo un tumore ormono-dipendente, alcuni fattori potrebbe agire modificando i livelli degli ormoni sessuali (p.e. il testosterone), che hanno attività carcinogenetica come dimostrano alcuni esperimenti su colture di cellule tumorali umane. Gli ormoni potrebbero agire aumentando lo stress ossidativo, che rende ragione dell'effetto protettivo di sostanze antiossidanti (essenzialmente selenio, vitamina C, vitamina E, vitamina D, retinolo e carotenoidi, proteine della soia).
I fattori di rischio alimentari per quanto concerne il k prostatico sono primariamente l'elevato consumo di grassi e di latte, sebbene non tutti gli Studi epidemiologici confermino questi dati.
Esistono comunque numerosi Studi in base ai quali si può sostenere che i grassi saturi (essenzialmente di origine animale) aumentino il rischio di questa patologia e diminuiscano le probabilità di sopravvivenza del paziente già colpito da tumore. Anche una dieta ipercalorica e la secondaria obesità sono stati associati ad un aumento dell'incidenza di k prostatico.
La correlazione tra consumo di latte e k prostatico è stata descritta da oltre 10 anni. Di recente è stato riportato un aumento di rischio del 50% nei forti consumatori di latticini e, secondo alcuni Studi, sarebbe la frazione non-grassa del latte, a causa del contenuto di Calcio, più che i grassi saturi del latte ad essere il fattore responsabile di questo aumento di rischio.
Per quanto riguarda invece i fattori protettivi va detto che la riduzione dell'assunzione di alimenti "a rischio" nella dieta vegetariana non è sufficiente da sola a spiegare l'effetto protettivo di questo tipo di alimentazione. Proprio nei vegetali sono infatti contenute delle sostanze dotate di azione preventiva nei confronti di questo tumore.
L'effetto preventivo della vitamina D e del lycopene è al momento attuale una delle ipotesi più accreditate. Sebbene alcuni cibi animali quali i latticini contengano vitamina D, la loro assunzione non risulta protettiva perché a causa della contemporanea introduzione di Calcio nell'organismo provocano una riduzione "per consumo" dei livelli di questa vitamina. Il consumo di frutta e l'esposizione al sole sono invece fattori protettivi.
Anche alcuni carotenoidi, in particolare il lycopene, contenuto soprattutto nei pomodori (specie se consumati cotti), sono in grado di ridurre l' incidenza di k prostatico. Il consumo di cereali, noci e soia sono altri fattori dietetici con proprietà preventive nei confronti del k prostatico probabilmente per via del loro alto contenuto di fitoestrogeni, sostanze che hanno un effetto sull'equilibrio ormonale dell'organismo umano oltre che un notevole effetto antiossidante.
Le proteine vegetali infine risultano avere un effetto protettivo modulando la produzione dell'insulina e di IGF-I (Insulin-like Growth Factor) caratterizzato da una potente attività carcinogena. Non per nulla questo fattore risulta essere presente in livelli significativamente più bassi nei vegani, rispetto ai consumatori di prodotti animali (vegetariani inclusi).
Si può quindi concludere che le diete vegetariane, grazie al ridotto contenuto in grassi saturi, di Calcio e Fosforo, e all'apporto di sostanze quali antiossidanti, lycopene, fitoestrogeni e proteine vegetali ha tutti i requisiti per la prevenzione del tumore alla prostata.
Published Online: 20 Oct 2000 (Ultima revisione 2015) -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.