Prof. Carlo Consiglio

Ci sono molti motivi che possono spingere le persone ad adottare una dieta vegetariana. Alcuni sono vegetariani perché amano gli animali non umani e non vogliono che questi debbano morire e/o soffrire per servire come alimento per gli umani. Altri sono vegetariani perché sono giustamente convinti che l'alimentazione vegetariana sia migliore per la salute di quella a base di carne, e che eviti molte malattie. Qualcuno è vegetariano anche perché è conscio che la trasformazione di granaglie ed altri cibi vegetali in carne costituisce un grande spreco di risorse, che rende più difficile risolvere il problema della fame nel mondo. Alcuni, come me, sono vegetariani per tutte queste ragioni insieme.

Tra i vari motivi che possono influire sulla scelta di una dieta ve ne è anche uno che potremmo chiamare naturalistico. Secondo questo criterio uno dovrebbe nutrirsi nel modo che è per lui naturale, cioè per cui la natura gli ha dato specifici adattamenti. Secondo alcuni vegetariani, l'uomo dovrebbe adottare una dieta vegetariana perché questa è naturale per lui, differentemente da un cane o da un gatto, animali con adattamenti da carnivori, per i quali sarebbe una forzatura diventare vegetariani.

Sono ben noti gli adattamenti della dentatura dell'uomo: incisivi piccoli, canini ridotti che permettono un movimento anche laterale della mandibola, premolari e molari con cuspidi basse, smalto spesso. Insieme alla forma della testa, con l'accorciamento della mandibola e la conseguente posizione della dentatura sotto, anziché davanti, al neurocranio, parlano a favore di un'antica alimentazione a base di cibi duri, probabilmente semi. Si tratta di caratteri che abbiamo ereditato dagli Australopitecini nostri antenati, e che non sono stati modificati nei nostri antenati più recenti (Homo habilis e Homo erectus) che si nutrivano anche di carne, se si prescinde da un parziale assottigliamento dello smalto (che rimane comunque più spesso che nelle scimmie antropomorfe) e da un generale indebolimento della dentatura.

Meno chiari sono i nostri adattamenti a livello del tubo digerente. È da tempo noto che gli animali carnivori, la cui dieta è più ricca, hanno il tratto gastrointestinale più corto di quello degli animali che si nutrono di piante, che hanno bisogno di una digestione più elaborata.

Nella seguente tabella Henneberg et al. [1998] confrontano il rapporto tra lunghezza intestinale e lunghezza corporea e tra superficie gastrointestinale e superficie corporea di diverse specie; ne risulta che l'uomo si trova in posizione intermedia tra carnivori e animali che si nutrono di piante per quanto riguarda la superficie gastrointestinale, e addirittura tra i carnivori per la lunghezza intestinale.

Lunghezza dell'intestino/lunghezza corporea Superficie gastrointestinale/superficie corporea
Bovini 20:1 3.0:1.0
Cavallo 12:1 2.2:1.0
Babbuino 8:1 1.1:1.0
Cane 6:1 0.6:1.0
Uomo 5:1 0.8:1.0
Gatto 4:1 0.6:1.0

Probabilmente, invece, gli Australopitecini avevano l'intestino più lungo dell'uomo moderno, sulla base di ricostruzioni dello scheletro [Aiello & Dean 1990; Aiello & Wheeler 1995]. Essi, quindi, dovevano nutrirsi di materiale vegetale.

Chivers & Hladik [1980, 1984] hanno calcolato per diverse specie coefficienti di differenziamento dell'intestino, consistenti in rapporti tra le superfici di stomaco+cieco+colon e dell'intestino tenue. Infatti essi argomentano che l'intestino tenue, essendo principalmente deputato all'assorbimento, è più sviluppato nei carnivori, mentre stomaco e cieco formano potenziali camere di fermentazione, necessarie ai folivori. I valori di tali coefficienti inferiori a 0.2 denotano carnivoria esclusiva, e quelli al di sopra di 3.0 folivoria esclusiva. I frugivori hanno valori intorno a 1.0. In particolare il siamango (per il quale pure, essendo folivoro, avremmo atteso un valore più alto!) ha un valore del coefficiente intorno a 0.8, il gibbone col berretto intorno a 1.0, l'orang-utan intorno a 1.1, lo scimpanzé intorno a 1.2, il gibbone dalle mani bianche intorno a 1.5 e il gorilla intorno a 1.6. L'anomalia mostrata dal siamango può essere dovuta al fatto che gli esemplari utilizzati di questa specie e del gibbone col berretto erano tenuti in cattività: Raemaekers [1979] osserva in proposito che secondo Kohlbrugger [1890-91] l'intestino posteriore del siamango, rapportato alla lunghezza di capo e corpo, è più lungo di quello del gibbone dalle mani bianche! Sussman [1987] osserva che gli umani attuali, studiati con lo stesso metodo, mostrano un coefficiente da 0.37 a 1.15, con la media di 0.62, pertanto andrebbero considerati come frugivori, leggermente spostati verso i carnivori.

Maclarnon et al. [1986] hanno calcolato la superficie di quattro sezioni (stomaco, intestino tenue, cieco e colon) di 80 specie di Mammiferi, tra cui 48 Primati, nonché degli indici che rappresentano il grado in cui la superficie di ciascuna sezione si allontana da quanto atteso, tenendo conto della statura, ritenendo che tale allontanamento sia dovuto alla dieta e non alle dimensioni corporee. Ne è risultato un grafico [Figura 1] in cui vi è un'aggregazione centrale in cui si trovano le specie frugivore, e tre gruppi periferici, uno in basso a sinistra per le specie folivore a camera di fermentazione anteriore, uno in alto a sinistra per i folivori a camera di fermentazione posteriore, e uno in basso a destra per i carnivori.

Figura 1 - Plot a scala multidimensionale generato usando indici logaritmici per le aree di quattro sezioni intestinali (stomaco, intestino tenue, cieco e colon) di 69 specie di Mammiferi [da MacLarnon et al.]. Vedi testo per l'interpretazione.

Il gibbone col berretto (n. 37), il siamango (n. 38), l'orang-utan (n. 39), lo scimpanzé (n. 40) ed il gorilla (n. 41) si trovano nel gruppo centrale dei frugivori, mentre l'uomo (n. 42) si trova tra i carnivori (che gli AA. chiamano faunivori), seppure in posizione confinante con i frugivori.

Gli AA. hanno anche provato a combinare le superfici del cieco con quelle del colon, creando un secondo grafico [Figura 2] in cui vi è pure un aggregato centrale dei frugivori che comprende però anche i folivori a fermentazione posteriore, e due soli gruppi periferici, quello dei folivori a fermentazione anteriore in basso, e quello dei carnivori in alto a destra.

Figura 2 - Plot a scala multidimensionale generato usando indici logaritmici per le aree di tre sezioni dell'intestino (stomaco, intestino tenue e cieco+colon), per 80 specie di Mammiferi [da MacLarnon et al.]. Vedi testo per l'interpretazione.

Il gibbone col berretto, il siamango, l'orang-utan, lo scimpanzé ed il gorilla si trovano ancora nel gruppo centrale dei frugivori, mentre l'uomo si trova all'estremità del gruppo dei carnivori, in posizione molto vicina ad alcuni frugivori.

In un terzo grafico [Figura 3] gli AA. non hanno fatto alcuna correzione per la statura, dividendo semplicemente le superfici per il Peso Corporeo; in tal modo le specie di piccole dimensioni si trovano in basso e quelle di grandi dimensioni in alto, mescolandosi i carnivori con i frugivori ed anche con alcuni folivori; i più estremi fermentatori anteriori si trovano all'estrema destra ed i più estremi fermentatori posteriori all'estrema sinistra; in questo approccio non si possono raggiungere interpretazioni sensate perché l'effetto delle dimensioni corporee si sovrappone a quello dell'adattamento alimentare.

Figura 3 - Plot a scala multidimensionale generato usando indici non-allometrici di semplici rapporti (area/peso corporeo) per le aree di sezioni dell'intestino per 80 specie di Mammiferi [da MacLarnon et al.]. Vedi testo per l'interpretazione.

Tuttavia Chivers & Langer [1994] avvertono che, se da un lato l'uomo ha dimensioni di intestino come un faunivoro (=carnivoro), dall'altro possiede taeniae, haustra e pieghe semilunari come i folivori! Si tratta di un adattamento presente in molti Primati, ed in particolare in tutti i Cercopitecoidei (scimmie del Vecchio Mondo) e Ominoidei [Hill 1967]. Esso consiste nel fatto che lo strato muscolare longitudinale non è disposto su tutta la superficie del colon, ma è limitato a tre bande parallele (taeniae coli). La contrazione di tali bande fa sì che la restante parete del colon sporga verso l'esterno, così che il lume si prolunga verso l'esterno in tre serie di tasche (haustra) [Figura 4].

Il gibbone col ciuffo ha un intestino crasso molto più largo e lungo di qualsiasi altra specie di gibbone in relazione al peso [Wu & Ye 1978], pertanto esso dovrebbe essere folivoro, ed infatti Haimoff et al. lo hanno osservato nelle riserve Wuliang e Ailao in Cina dove non ci sono frutti in inverno.

Gorilla e siamang, gli unici Ominoidei folivori, hanno cieco dilatato [Andrews 1981].

Figura 4 - Intestino posteriore di orang-utan mostrante il cieco, l'appendice ciecale (A) ed il colon sacculato. Da Hill 1949 sec. Osman Hill 1972.

In conclusione, poiché naturalmente le parti molli non si conservano nei fossili, non è dato sapere con certezza le caratteristiche dell'intestino degli Australopitecini né di Homo habilis e Homo erectus, nostri progenitori. Tuttavia è molto probabile che gli adattamenti riguardanti la forma del colon, con taeniae, haustra e pieghe semilunari, presenti in tutti gli Ominoidei, fossero già presenti negli Australopitecini. Questo è un chiaro ed antico adattamento ad un regime alimentare a base di vegetali. Con la parziale carnivoria di Homo habilis e Homo erectus e con l'introduzione della cottura dei cibi probabilmente si è avuto probabilmente un parziale accorciamento dell'intestino ed una modifica dei rapporti tra i vari suoi segmenti, così che si è giunti, per questi due caratteri, ad una situazione intermedia tra quella caratteristica della carnivoria e quella caratteristica della frugivoria; ma la struttura fondamentale del colon è rimasta quella di un animale non carnivoro.

Published Online: 23 May 2001 -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.