Con il termine generico di biotecnologie possiamo indicare una scienza interdisciplinare che attinge da molti campi della ricerca (microbiologia, biochimica, biologia molecolare, biologia cellulare, immunologia, ingegneria delle proteine, enzimologia, tecnologie dei bioprocessi) e che può essere applicata in molti settori (alimentare, agricoltura, ambiente, diagnostico ed altro ancora).

Sulla base dei metodi impiegati per la realizzazione dei prodotti possiamo distinguere le biotecnologie in tradizionali e nuove. Sono biotecnologie tradizionali quelle che comprendono le metodiche per la produzione di vino, birra, formaggio, yogurt, pane ed altri generi alimentari, mentre le biotecnologie moderne abbracciano i metodi di modificazione genetica degli organismi viventi (tecnologia del DNA ricombinante) e della fusione nucleare. Le innovazioni in questo settore possono però essere utilizzate anche ai processi tradizionali come quelli per la produzione di vino, birra, pane ed altri prodotti in cui è possibile impiegare ceppi di microrganismi geneticamente modificati. In questa sezione discuteremo quindi prevalentemente l'uso della tecnologia del DNA ricombinante in agricoltura e nell'alimentazione (umana e animale) e quali rischi ad essa possono essere associati.

Nonostante il mercato offra già prodotti da piante geneticamente modificate, da più parti sono stati posti dubbi e interrogativi sulle possibili conseguenze al rilascio deliberato di organismi geneticamente modificati (ogm) nell'ambiente e la reale possibilità di compromettere seriamente la stabilità degli equilibri ecologici lascia dubbiosi e perplessi molti scienziati. Notevoli sono anche i rapporti fra biotecnologie e realtà socioeconomica: la possibilità di brevetto allargata ai viventi e l'appropriazione, mediante clonazione, di geni potrebbero compromettere pesantemente le fragili economie dei paesi più poveri. Per ovvie ragioni ci occuperemo prevalentemente dell'asptto salutistico sollevato dagli ogm ma anche le mplicazioni ecologiche, economiche ed etiche avranno modo di trovare il loro spazio.

Nel 1996 gli ettari coltivati in tutto il globo con colture geneticamente modificate erano meno di 3 milioni. Nel 1998 hanno raggiunto i 28 milioni e per il 2000 erano previsti circa 60 milioni di ettari coltivati con piante gm. Il massimo produttore è l'America settentrionale, negli Stati Uniti nel 1999 sono stati coltivati 29 milioni di ettari di terreno con piante transgeniche.

Anche se le multinazionali rassicurano sui rischi degli ogm in questo momento mancano certezze sulla loro innocuità, tant'è che Hartwig de Haen, numero tre della Fao, ha dichiarato che "Esistono rischi potenziali, sia per la salute umana che per l'ambiente, legati agli organismi geneticamente modificati" (CNNItalia 13 aprile 2000). Rischi certi per la salute umana (allergie e tossicità dovuta a prodotti secondari del tutto imprevisti) sono già stati dimostrati e si nutrono forti sospetti che gli ogm possano contribuire a diffondere la resistenza agli antibiotici (1).

Una insidia molto grave, associata alle speranze probabilmente eccessive che l'opinione pubblica manifesta nei confronti delle nuove biotecnologie e della ricerca genetica, è rappresentata dalla modificazione dell'evoluzione culturale del pensiero biologico. La percezione culturalmente diffusa che tutto sia nei geni ha spinto alcuni a sostenere che noi siamo solo i contenitori che consentono ai geni di riprodursi e che la nostra esistenza è finalizzata alla loro conservazione. La pericolosità di tali affermazioni è ovvia, se si afferma che i geni sono gli unici e veri responsabili dei nostri comportamenti, delle malattie di cui soffriamo e di tutto ciò di cui siamo capaci saremo esonerati dalle nostre responsabilità e potremo così ridare vigore a concetti filosofici che spiegano la diseguaglianza razziale e sociale grazie a riferimenti organici.

La risoluzione dei problemi che ci affliggono non potranno essere ricondotti alla clonazione o alla manipolazione di organismi, gli uomini, nonostante geni manipolati e clonati, continueranno a morire di fame e di cancro e a vivere nella miseria più assoluta, così come la terra, l'acqua e l'aria saranno sempre più inquinate se non metteremo in discussione la nostra responsabilità individuale e sociale per il modo che abbiamo di produrre, distribuire e consumare la merce.

Pertanto, vista la elevata velocità dei progressi in campo biotecnologico è necessario che oltre alle riflessioni di scienziati e imprese del settore ci sia un adeguamento altrettanto profondo del bagaglio culturale ed etico, delle popolazioni. Una corretta e capillare informazione ed un sufficiente approfondimento non possono perciò essere rimandati e si rendono indispensabili per la comprensione e la discussione delle questioni sollevate dagli ogm.

Considerando quanto suddetto ci siamo posti l'obiettivo di tradurre in un linguaggio comprensibile a tutti argomenti particolarmente complessi con l'intenzione di fornire gli strumenti conoscitivi necessari ad intervenire nel nascente dibattito sull'ingegneria genetica e sulle biotecnologie in generale.

(1) Secondo l'OMS la resistenza agli antibiotici è uno dei più gravi rischi sanitari emergenti e le iniziative in corso per combatterla in alcuni paesi come la Danimarca e la Svezia rientrano in una strategia integrata. In Svezia è operativo un programma strategico per l'uso razionale degli antibiotici e per la sorveglianza della resistenze (STRAMA).

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Published Online: 29 May 2002 -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.