Traduzione a cura di Marco Lorenzi e Luciana Baroni
Testo originale (in inglese): www.llu.edu/llu/health/cancer.html

L'analisi dei risultati raccolti si è protratta per circa un decennio. Non appena i ricercatori dell'Adventist Health Study hanno messo insieme le risposte alle loro domande, nuovi filoni di ricerca sono stati suggeriti dai dati emersi fino a quel momento.

Il profilo di base della popolazione studiata ha mostrato un'età media di 51 anni per gli uomini e di 53 anni per le donne. La percentuale di soggetti diagnosticati come ipertesi da un medico era simile a quella attesa per una popolazione adulta. Sebbene un piccolo numero di soggetti fossero degli ex-fumatori -in genere prima di aderire alla Chiesa Avventista- non era praticamente presente alcun fumatore nella popolazione studiata. Una proporzione relativamente vasta di soggetti dichiarava di fare esercizio fisico almeno con una frequenza moderata. La popolazione, costituita da quasi due terzi di donne, era tendenzialmente ben istruita ed un po' più della metà affermava di mangiare carne meno di una volta alla settimana.

Uno dei campi di ricerca dell'Adventist Health Study è stato diretto al possibile legame tra dieta e cancro. I dati ottenuti dallo Studio sulla Mortalità degli Avventisti aveva fornito buona evidenza che gli Avventisti godono di una più bassa incidenza di numerosi tipi di cancro. La differenza nel rischio di contrarre questa malattia poteva essere dovuta alle abitudini alimentari.

I ricercatori hanno suggerito numerosi meccanismi attraverso i quali alcuni cibi potrebbero influenzare il rischio di contrarre alcuni tipi di cancro.

PRIMO: è possibile che certi principi nutritivi alterino l'ambiente cellulare in modo rilevante. Alcuni principi nutritivi quali la vitamina E, il beta-carotene (della famiglia della vitamina A) e la vitamina C posseggono proprietà antiossidanti. Dal momento che è stata fornita evidenza che l'ossidazione di alcune importanti sostanze chimiche intracellulari possa alterare il controllo della differenziazione e proliferazione cellulare, queste sostanze antiossidanti potrebbero influenzare la carcinogenesi.

SECONDO: è stato suggerito che i cibi che mangiamo possano alterare la produzione di ormoni sebbene esistano poche prove dirette che suffraghino questa ipotesi. Tuttavia è ben noto che alcuni tumori, in particolare quelli a carico dell'apparato genitale, sono influenzati dai livelli ormonali (sessuali, NdT) e la loro crescita può in effetti esserne stimolata. È interessante segnalare che esiste evidenza che i fagioli di soia alterino il metabolismo degli steroli in una misura che potrebbe essere rilevante per alcuni tumori come per esempio quello della mammella.

TERZO: è chiaro che certi cibi possano influenzare la velocità di transito del conenuto intestinale, e in tal modo possano alterare la natura e la durata del contatto tra l'epitelio di superficie e alcune sostanze chimiche all'interno del lume intestinale. Questo potrebbe influenzare il rischio di cancro all'intestino.

Generalmente i ricercatori tendono ad associare il consumo di alcune specifiche sostanze nutritive con il rischio di cancro. I ricercatori dell'Adventist Health Study hanno dall'inizio seguito una strada differente, preferendo esaminare alcuni cibi o gruppi di cibi piuttosto che nutrienti specifici.

Sebbene alcuni specifiche sostanze nutritive abbiano dimostrato di essere di per sè agenti attivi, i cibi sono letteralmente costituiti da centinaia di tali sostanze chimiche ed appare presuntuoso concentrarsi solo sui pochi nutrienti generalmente indicati nelle tabelle nutrizionali.

Ogni cibo è un insieme peculiare di principi nutritivi e sostanze chimiche ed è possibile che un particolare cibo con la sua peculiare miscela di sostanze chimiche possieda proprietà che possano favorire o prevenire il cancro. In un'ottica di salute pubblica è quindi l'analisi dei cibi, piuttosto che dei singoli nutrienti in quanto tali, a rivestire interesse, dal momento che la gente tende a comprare cibi piuttosto che principi nutritivi.

I risultati dell'Adventist Health Study hanno evidenziato alcune indicazioni piuttosto chiare sull'associazione tra la dieta e il cancro, sebbene queste relazioni siano state rilevate principalmente in tessuti di origine endodermica. Questi organi includono polmoni, stomaco, pancreas, colon e vescica.

Sessantatre (63) nuovi casi di cancro del polmone sono stati diagnosticati durante il periodo di follow-up. Dopo aggiustamento dei dati per fumo, età e sesso, il consumo di frutta è risultato protettivo sia per il carcinoma squamoso che per l'adenocarcinoma del polmone. Il rischio relativo per cancro al polmone è risultato solamente del 25% circa per i soggetti che consumano frutta più di una volta al giorno in confronto a soggetti che consumano frutta meno di tre volte la settimana, indipendentemente da una pregressa abitudine al fumo. Comunque in questa popolazione la prevedibile associazione tra precedente ed attuale abitudine al fumo e cancro al polmone è pure evidente.

Diciassette (17) nuovi casi di cancro dello stomaco sono stati osservati durante il follow-up. Di conseguenza trovare correlazioni statisticamente significative è risultato particolarmente difficile (a causa della bassa numerosità del campione, NdT). Comunque i soggetti consumatori frutta con frequenza inferiore alle tre volte la settimana hanno mostrato un rischio relativo di gran lunga superiore rispetto ai consumatori frequenti di frutta.

Quaranta (40) nuovi casi di cancro del pancreas sono stati rilevati durante il follow-up. Dopo aggiustamento dei dati per abitudine al fumo (attuale o pregressa), i ricercatori hanno rilevato un importante effetto protettivo nei soggetti frequenti consumatori di legumi, prodotti a base di proteine vegetali, datteri, uva passa e altra frutta secca. Per esempio, i soggetti consumatori di legumi per più di due volte la settimana mostrano solo 1/30 del rischio se confrontati con i soggetti consumatori di legumi raramente o comunque meno di 1 volta la settimana. Analogamente, i soggetti frequenti consumatori di datteri, uva passa e frutta secca mostrano solamente 1/5 del rischio di sviluppare tumore pancreatico rispetto a coloro che consumano questi prodotti raramente o non li consumano affatto.

I ricercatori hanno anche esaminato la relazione tra la dieta e il cancro del colon. Essi hanno trovato che gli individui che mangiano fagioli almeno due volte la settimana hanno un rischio del 42% più basso di sviluppare un cancro al colon, rispetto ai soggetti che dichiarano di consumarne meno di una volta la settimana.

Essi hanno anche scoperto che i soggetti che assumono diverse volte la settimana cibi carnei (cioè carne, pollame e pesce) hanno un rischio in qualche modo superiore di contrarre il cancro al colon. Dall'altro lato chi consuma più fibre, cioè carboidrati non digeribili presenti solo nella frutta e nei vegetali, hanno una riduzione del rischio di sviluppare cancro al colon del 40%.

Quarantasei (46) nuovi casi di cancro della vescica sono stati diagnosticati durante il follow-up. Come prevedibile, il fumo di sigaretta si è rivelato un fattore di rischio significativo. Dopo aggiustamento dei dati per età, sesso ed abitudine al fumo, i ricercatori hanno rilevato che il consumo frequente di carne di manzo è associato con un rischio più che doppio di sviluppare cancro alla vescica.

Centosettantanove (179) nuovi casi di cancro della prostata sono stati diagnosticati durante il follow-up. L'unico dato statisticamente significativo indica che il consumo di frutta secca 3-5 volte la settimana può diminuire il rischio di sviluppare questo tumore di circa il 40%. Tuttavia, alcune associazioni ai limiti della significatività hanno suggerito che il consumo frequente di pomodori e fagioli potrebbe pure essere protettivo, mentre il consumo di pesce più di una volta alla settimana potrebbe aumentare del 50% il rischio di cancro alla prostata. Ulteriori prove sono però necessarie riguardo questi ultimi fattori.

Duecentododici (212) nuovi casi di cancro della mammella sono stati rilevati durante il follow up. Nessuna associazione sicura tra fattori dietetici e tumore alla mammella è stata rilevata. Tuttavia, i ricercatori hanno notarono che tutte le associazioni prevedibili con molti fattori di rischio ben noti si confermavano tali anche nella popolazione Avventista, incluse la situazione socio-economica, la diagnosi di tumore al seno nella madre, l'età del primo parto e gli anni di fertilità. Ciò è stato ritenuto importante, poichè indica che i dati di questo Studio non sono stati in alcun modo alterati dalla peculiarità della popolazione oggetto dello studio.

L'incidenza di cancro dell'utero e della cervice non sono ancora stati analizzati completamente dai ricercatori sebbene siano stati osservati centoquaranta (140) nuovi casi di cancro dell'utero e ventotto (28) di cancro della cervice.

È interessante notare come, aggiustando i dati solamente per età e sesso, i soggetti vegetariani della popolazione studiata abbiano un rischio inferiore rispetto ai soggetti non-vegetariani per ognuno dei tumori elencati. In alcuni casi la differenza appare relativamente modesta, ma in tutti i casi il rischio per i vegetariani appare più basso. Pertanto i vegetariani risultano un gruppo interessante per quanto concerne il rischio di tumore. In questo caso il "principio attivo" di protezione è la dieta o qualche altra caratteristica dei vegetariani? Esiste una chiara evidenza che i vegetariani tendono a differire dai non vegetariani in molti altri aspetti, al di là del consumo di cibi carnei. Per esempio i vegetariani tendono ad essere meno obesi, tendono a bere meno caffè e mangiare più legumi e prodotti a base di proteine vegetali. Inoltre fanno esercizio fisico più regolarmente.

Di conseguenza è senz'altro possibile che alcuni di questi altri fattori nello stile di vita e nelle abitudini alimentari siano i principi attivi di protezione nel vegetarismo, piuttosto che la sola astinenza dai cibi carnei. Le analisi precedenti sembrerebbero mostrare che, con l'eccezione del cancro della vescica e forse di quello del colon, variabili alimentari diverse dall'assenza della carne sono più probabilmente i principi attivi responsabili della riduzione del rischio di sviluppare tumore. Per esempio i vegetariani tendono a mangiare più frutta, legumi e proteine vegetali e questi cibi sono probabilmente dotati di proprietà anticarcinogeniche di per sé. Comunque, anche il consumo di carne può avere un qualche effetto cancerogeno e la prova di questo potrebbe essere stata trovata almeno per il cancro alla vescica.

Ringraziamo il Prof. Gary E. Fraser e la Loma Linda University, California, per averci autorizzato a tradurre ed inserire nel nostro sito questo articolo.

Vai a: The Adventist Health Study

Published Online: 10 Oct 2000 -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.