Traduzione a cura di Lorena Coppola
e Luciana Baroni
URL del testo originale (in inglese): www.llu.edu/llu/health/heart.html
Tra gli Avventisti sono stati condotti numerosi ed approfonditi studi sulla malattia coronarica, sia in USA che all'estero. Comunque, l'Adventist Health Study ha costituito un importante passo iniziale nello stimolare la raccolta di ulteriori dati su casi, fatali e non-fatali, di malattia coronarica.
Per i casi fatali di malattia coronarica, dal precedente Adventist Mortality Study era emerso che il tasso di mortalità per gli Avventisti di sesso maschile -in particolare- era il 66 % rispetto al gruppo di controllo di soggetti non-Avventisti. Il confronto circoscritto ai non-Avventisti/non-fumatori, innalzava questa percentuale al 76%. Le differenze tra le donne erano meno rilevanti.
Sin dall'inizio degli anni '50 sono stati condotti negli Avventisti studi anche sui fattori di rischio associati alla malattia coronarica. Tipicamente, i livelli ematici di colesterolo si sono rivelati significativamente inferiori negli Avventisti quando confrontati con il gruppo di controllo non- Avventista. I livelli medi sono risultati inferiori all'incirca di 10-30 milligrammi/dl.
Più recentemente, il Dr.Fraser ed i suoi collaboratori hanno esaminato 160 Avventisti maschi di mezza età selezionati con modalità random, ed un gruppo di soggetti non-Avventisti di età media sovrapponibile, provenienti da dintorni nel Sud della California. Questo studio è uno dei pochi condotti per esaminare le sottofrazioni delle lipoproteine negli Avventisti. E' stato riscontrato che i livelli sierici di colesterolo-HDL sono di 42.3 (mg/dl, NdT) negli Avventisti, in confronto ai 46.0 (mg/dl) dei non-Avventisti. I livelli di colesterolo-LDL sono 125.1 (mg/dl) negli Avventisti e 134.0 (mg/dl) nei non-Avventisti. Sebbene il rapporto tra livelli di colesterolo-HDL e livelli di colesterolo-LDL risulti simile nei due gruppi, le differenze nei livelli delle componenti delle lipoproteine sono risultate altamente significative in termini statistici. E' stato notato che più bassi livelli di colesterolo-HDL sono caratteristici delle popolazioni con una bassa assunzione di grassi. Il significato in termini di rischio di questi livelli più bassi di colesterolo-HDL nei vegetariani è sconosciuto. Il fattore di rischio costituito dall'ipertensione nei vegetariani è oggetto di controversie. Comunque, sia gli Avventisti che i non-Avventisti vegetariani probabilmente presentano una riduzione di 4-5 mmHg dei valori di pressione sistolica e di 2-3 mmHg dei valori di pressione diastolica, differenza considerata di importanza relativamente trascurabile.
Il fattore di rischio dello scarso od assente esercizio fisico non è stato studiato in larga misura negli Avventisti. Tuttavia, nello studio sopracitato condotto sui 160 Avventisti maschi di mezza età del sud della California e relativo gruppo di controllo, si poneva il quesito: "Quante volte alla settimana fate esercizio fisico tale da provocare sudorazione?". Negli Avventisti le risposte hanno dato una media di 2,38 volte la settimana, mentre i non-Avventisti hanno affermato di praticare esercizio fisico mediamente 1.5 volte a settimana, cioè un terzo in meno. In questo caso, la differenza nelle abitudini di esercizio fisico è risultata statisticamente molto significativa. Anche il fattore di rischio obesità è stato oggetto di scarsa attenzione nella popolazione degli Avventisti. Tuttavia, nello studio precedentemente menzionato, l'indice Quetelet di obesità negli Avventisti è risultato molto poco diverso da quello dei controlli non-Avventisti.
E' stata avanzata l'ipotesi che le popolazioni di Avventisti siano così particolari nel loro stile di vita che nessuno dei risultati delle ricerche possa essere con accuratezza estrapolato alla popolazione generale costituita da soggetti non-Avventisti. Per controbattere questa teoria, il Dr. Fraser ed i suoi collaboratori hanno analizzato l'associazione tra fattori quali età, sesso, diabete mellito, ipertensione, fumo, attività fisica ed obesità da una parte ed incidenza delle malattie cardiache, sia fatali che non fatali, nella popolazione oggetto dell'Adventist Health Study. Essi hanno utilizzato anche diversi modelli statistici per analizzare i loro dati. E' stato riscontrato che questi fattori di rischio sembrano avere lo stesso ruolo predittivo per le malattie cardiache tra gli Avventisti, com'era stato ripetutamente dimostrato nei vari studi su popolazioni non-Avventiste. Inoltre, i vari modelli statistici sono risultati coerenti tra loro per quanto riguarda i dati ottenuti.
Nell'ambito della popolazione Avventista si è evidenziato un raddoppio del rischio di infarto del miocardio comparando i diabetici con i non diabetici, un'elevazione dello stesso rischio di circa tre volte comparando gli ipertesi con i normotesi, ed un aumento del rischio di attacchi cardiaci nei fumatori od ex-fumatori in confronto a coloro che non avevano mai fumato. Analizzando il fattore obesità, utilizzando l'indice Quetelet, la relazione tra aumento di massa corporea, da moderato ad elevato, e il rischio di attacchi cardiaci, mostra un rapporto più che doppio. Comparando i sessi, il rischio di infarto miocardico negli uomini è risultato essere 2.87 volte più elevato rispetto alle donne ed il rischio di attacco coronarico fatale negli uomini è risultato 1.90 volte più elevato che nelle donne. I ricercatori sono così potuti giungere alla conclusione certa che i loro risultati sono molto simili a quelli delle popolazioni non-Avventiste e, di conseguenza, che le associazioni tra i fattori dietetici e le malattie cardiache riscontrate negli Avventisti possono con ogni probabilità venire applicate anche alla popolazione generale.
Una serie di quesiti nutrizionali, inclusi nel questionario e basati su 55 alimenti, hanno fornito la base per alcune nuove scoperte. Ad esempio, un quesito relativo alla dieta poteva essere: "Barrare la casella che si avvicina di più a quanto frequentemente consumate ciascun cibo abitualmente". Le risposte potevano variare da "mai" a "più di una volta al giorno". Per il pane, il quesito era "Qual è il tipo di pane che utilizzate di più?" con opzioni da "bianco", "100% integrale", "pane di germe di grano" o "altro", indicando pane di segale, pane di grano misto, pane integrale di segale o pane di soia. Le risposte ai quesiti relativi ai vari tipi di frutta ed alla carne di manzo venivano poi sommate per formare indici per ognuna di loro. I ricercatori con un ulteriore passo avanti hanno verificato la validità del questionario sulla dieta, utilizzando un sottostudio dietetico condotto su 147 soggetti locali selezionati a caso. Questi individui hanno risposto ad un questionario con le stesse domande e completato anche cinque richiami a caso di 24 ore per un periodo di tre mesi.
Gli effetti della dieta sul rischio di malattie coronariche (CHD, Coronary Heart Disease, NdT) hanno generato un crescente interesse nella ricerca sulle malattie cardiache. I quesiti relativi alla dieta inclusi nel questionario hanno dimostrato che il 21 % degli Avventisti sostiene di consumare carne di manzo più di due volte la settimana, il 10% mangia pesce almeno una volta la settimana, il 35% ammette di consumare caffè, il 77% consuma prevalentemente pane integrale, il 66% mangia noci almeno una volta la settimana con il 24% che mangia noci più di quattro volte la settimana, mentre l'81% mangia frutta almeno una volta al giorno con il 49% che mangia frutta almeno tre volte al giorno.
Il team di ricerca ha registrato 134 nuovi casi di malattia coronarica non fatale e 260 casi di malattia coronarica fatale nel corso dei sei anni di follow-up. In ciascuno di questi nuovi casi, non esisteva storia di malattia cardiaca all'inizio dello studio. La scoperta più singolare di quest'analisi nutrizionale suggerisce che sia le noci che il pane integrale riducono significativamente il rischio di CHD e questo argomento verrà discusso più dettagliatamente nella sezione successiva. E' stata evidenziata anche una relazione tra il consumo di carne di manzo e gli attacchi cardiaci fatali nei soggetti di sesso maschile. Gli Avventisti maschi che mangiano carne di manzo più di due volte alla settimana mostrano un aumento significativo nelle malattie coronariche fatali.
L'attenzione a livello mondiale verso certi risultati dell'Adventist Health Study non dovrebbe sminuire le altre significative scoperte relative al consumo di pane integrale e carne di manzo. I ricercatori hanno riscontrato che gli individui dello studio che consumano principalmente pane integrale mostrano un rischio relativo del 59% di malattia coronarica non fatale e dell'89% di malattia coronarica fatale, quando comparati con i soggetti che consumano principalmente pane bianco. Ciò suggerisce che mangiare il pane integrale, di fatto, protegge dalle malattie cardiache.
In contrasto, il consumo di carne di manzo sembra aumentare il rischio di malattia coronarica fatale nel maschio. Coloro che mangiano manzo sino a tre volte alla settimana presentano un rischio di circa due volte maggiore rispetto a coloro che sostengono di non mangiarne mai. E gli uomini che consumano carne di manzo almeno tre volte alla settimana mostravano un rischio relativo più che doppio se comparati a coloro che non ne mangiano mai. D'altro canto, il consumo di carne di manzo non ha dimostrato di influenzare il rischio di malattia cardiaca nelle femmine.
Ringraziamo il Prof. Gary E. Fraser e la Loma Linda University, California, per averci autorizzato a tradurre ed inserire nel nostro sito questo articolo.
Vai a: The Adventist Health Study
Published Online: 10 Oct 2000 -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.