di Carlo Consiglio
1 - Classificazione degli Ominidi
Secondo la maggior parte degli Autori moderni, gli Ominidi viventi e fossili si raccolgono in due generi: Australopithecus e Homo. Dell'uno e dell'altro genere sono state descritte diverse specie; però, volendo semplificare, diremo che le specie del genere Australopithecus appartengono a due gruppi: australopitecini gracili (specialmente Australopithecus afarensis e A. africanus, da 4,4 a 2,6 milioni di anni fa, in Africa) ed australopitecini robusti (specialmente Australopithecus robustus e A. boisei, da 2,8 a 1 milione di anni fa, in Africa). Del genere Homo le specie più importanti sono: Homo habilis (da 2,3 a 1,6 milioni di anni fa, in Africa), H. erectus (da 1,6 a 0,2 milioni di anni fa, in Africa, Asia ed Europa), H. neanderthalensis (da 100.000 a 35.000 anni fa, in Europa ed Israele) e H. sapiens (da 500.000 anni fa ad oggi, in tutto il mondo).
2 - Australopitecini in genere
Gli Australopitecini possedevano un evidente adattamento a nutrirsi di cibi duri, consistente nella forma della testa con la dentatura sotto, anziché davanti, al cranio. Questo adattamento si è conservato fino all'uomo moderno.
I loro incisivi piccoli mostrano che non erano frugivori, ma piuttosto folivori. La riduzione dei canini si spiega secondo alcuni Autori con il fatto che la possibilità di usare strumenti li abbia resi inutili come mezzi di minaccia (Darwin 1871, Simons 1972, Poirier 1973, Washburn & Ciochon 1974), secondo altri con la necessità di permettere spostamenti laterali della mandibola nella masticazione "circolare" di cibi duri(Jolly 1970, Dunbar 1976, 1983).
Le cuspidi basse e arrotondate di tutti gli Australopitecini sono anch'esse un adattamento a mangiare cibi duri.
La forma della mano con il pollice opponibile, diversa da quella delle scimmie antropomorfe, indica un adattamento a raccogliere semi (Jolly 1970).
L'intestino doveva essere abbastanza lungo, a giudicare dalle ricostruzioni, come negli animali che si nutrono di piante.
3 - Australopitecini gracili
In passato si riteneva che la dieta degli Australopitecini gracili consistesse in parte di carne, anche sulla base dei ritrovamenti di accumuli di ossa (Leroi-Gourhan 1964-65); tuttavia più di recente tali accumuli sono stati attribuiti all'attività di Homo habilis (Bunn & Ezzo 1993).
I ritrovamenti di ciottoli di quarzite, probabilmente usati per rompere le noci di marula, indicano che Australopithecus africanus si nutriva di tali noci (Peters & Maguire 1981).
Studi sull'usura dei denti conducono alla conclusione che i premolari avessero assunto una funzione di schiacciare più che di tagliare, e quindi che questi animali si nutrissero di cibi piuttosto duri.
I grandi molari degli Australopitecini gracili, seppure più piccoli di quelli robusti, indicano che anch'essi mangiavano cibi abbastanza duri (Vrba 1975, 1985, Grine 1981, Lucas et al. 1985, 1986b, Pilbeam & Gould (1974). Lo spessore dello smalto indica anch'esso che mangiavano cibi duri (Picq 1990).
4 - Australopitecini robusti
Secondo la maggior parte degli Autori gli Australopitecini robusti appartengono ad un ramo laterale dell'evoluzione, e non sono quindi diretti antenati dell'uomo moderno. Alcune ossa ritrovate a Swartkrans possono rappresentare non avanzi di alimentazione carnea, ma strumenti per dissotterrare bulbi (Brain 1985). I segni di taglio lasciati da "coltelli di pietra" sulle ossa a Swartkrans sembrano essere dovuti non agli Australopitecini robusti, ma a Homo habilis (Tobias 1965, Clark 1985).
Negli Australopitecini robusti il cranio era, ancora più che nei gracili, adattato a mangiare cibi duri. Anche lo spessore della mandibola era un adattamento a mangiare cibi duri. Gli enormi molari costituivano un adattamento a mangiare cibi duri, probabilmente erba o semi di cereali. Lo spessore dello smalto, ancora maggiore di quello dei gracili, indica che il loro cibo era più duro di quello degli Australopitecini gracili, oppure che essi rappresentano un gradino più avanzato dell'evoluzione per il maggior tempo trascorso, ossia che erano adattati meglio dei gracili a mangiare cibi duri.
5 - Homo habilis
Homo habilis mangiava certamente carne; lo provano gli accumuli di ossa che ci ha lasciato, con segni di taglio eseguiti con "coltelli di pietra". Può darsi, specialmente agli inizi, che non andasse propriamente a caccia, ma utilizzasse carcasse di animali predati da Carnivori, specialmente dalle tigri con i denti a sciabola, oggi estinte, cibandosi di parti non utilizzate da questi e specialmente del midollo delle ossa, che le tigri con i denti a sciabola erano incapaci di frantumare (Blumenschine 1995). Strie oblique di usura sui denti anteriori sembrano prodotti da uno strumento con cui esso tagliava la carne mentre veniva tenuta tra i denti stessi (Puech 1992).
Un adattamento all'alimentazione in parte a base di carne può essere l'assottigliamento dello smalto rispetto agli Australopitecini (Beynon & Wood 1986).
Tuttavia Homo habilis consumava anche cibo vegetale, come è provato anche da solchi di usura prodotti da fitoliti contenuti in Graminacee o piperacee (Puech et al. 1983b, Puech 1988), e da un caso di erosione di un molare dovuta a cibi vegetali acidi quali frutti acerbi (Puech et al. 1984).
6 - Homo erectus.
Anche Homo erectus si nutriva di carne, come è provato anche dai segni di taglio sulle ossa; la riduzione della dentatura ed il miglioramento della tecnica di fabbricazione di strumenti sembrano anzi indicare un aumento del consumo di carne. Anche Homo erectus tagliava la carne tenuta tra i denti con "coltelli di pietra", causando caratteristici solchi di usura (Puech 1989, 1994). Il rapido aumento di statura passando da H. habilis a H. erectus può essere un adattamento ad una forma di utilizzo di carcasse più di confronto, cioè questi Ominidi non attendevano più che il predatore se ne andasse per impossessarsi della carcassa, ma lo scacciavano attivamente (Marean 1989).
Tuttavia esso mangiava cibi vegetali, ad esempio semi arrostiti, come è provato da resti dei semi stessi (Rukang & Shenglong 1983). Esso infatti utilizzava anche il fuoco per cuocere i cibi. Per analogia con attuali popolazioni di cacciatori/raccoglitori, è probabile che le calorie fornite dalla carne non superassero mai 1/3 delle calorie totali! Infatti un'assunzione di proteine in quantità superiore al 50% delle calorie totali avrebbe portato a patologie (Speth 1989, 1991).
7 - Homo sapiens arcaico.
Anche Homo sapiens arcaico usava coltelli di pietra che hanno lasciato segni obliqui sugli incisivi, indicando un uso di carne che veniva tagliata con il coltello mentre veniva trattenuta con gli incisivi (Fernández-Jalvo & Bermúdez de Castro 1988). Tuttavia l'abbondanza e l'orientamento delle strie prodotte da materiale abrasivo, simili a quelle delle attuali popolazioni prevalentemente vegetariane, mostrano una dieta formata prevalentemente da materiale vegetale (Lalueza et al. 1996b).
8 - Uomo di Neandertal (Homo neanderthalensis).
I depositi di ossa mostrano che anche l'uomo di Neandertal, che non era un antenato dell'uomo attuale, ma anzi era contemporaneo di Homo sapiens, andava a caccia o utilizzava carcasse di animali uccisi da altri predatori, e mangiava carne, mostrando una predilezione per gli erbivori; la scarsezza di dati corrispondenti alla raccolta di piante e Molluschi suggerisce anzi che la carne costituisse la base dell'alimentazione (Broglio 1989; Farizy & David 1989). Anche l'usura dei denti con prevalenza di strie verticali, simile a quella delle attuali popolazioni carnivore, sta ad indicare una dieta prevalentemente carnivora (Lalueza et al. 1996b). Anche sui denti dell'uomo di Neandertal sono stati osservati solchi profondi, probabilmente prodotti con un "coltello di pietra" mentre un pezzo di carne veniva trattenuto tra gli incisivi (Puech et al. 1989, 1994).
9 - Uomo moderno (Homo sapiens moderno).
Sembra che l'uomo moderno non si sia mai nutrito di carcasse, ma si sia procurato la carne cacciando. Tuttavia è probabile che la carne non abbia mai costituito la base dell'alimentazione; infatti sono stati trovati anche resti di cestini per la raccolta di vegetali (Wing & Brown 1979). L'esame dei fitoliti ritrovati sullo smalto dei denti e nel tartaro ha mostrato un uso prevalente di cereali come alimenti (Lalueza et al. 1996a). L'usura dei denti mostra un'abbondanza ed un orientamento delle microstrie simile a quelli delle popolazioni moderne prevalentemente vegetariane (Lalueza et al. 1996b). Il rapporto stronzio/calcio era piuttosto elevato nel Mesolitico, indicando un'alimentazione prevalentemente basata sui vegetali; tuttavia in seguito, nel Neolitico, aumentò nuovamente, forse a seguito dell'allevamento di animali (Grupe 1995). La riduzione dei denti postcanini, e specialmente del terzo molare, che spesso manca (dente del giudizio), sta ad indicare un cibo di minore consistenza che negli altri Ominidi, probabilmente a causa dell'uso del fuoco per cucinare. D'altra parte l'uomo moderno ha lo spessore dello smalto maggiore di quello dell'uomo di Neandertal (Zilberman & Smith 1992, Molnar et al. 1993), anche se ambedue l'hanno ben minore di Australopithecus. Ciò potrebbe indicare un minor uso della carne da parte dell'uomo moderno, rispetto a quello di Neandertal. L'essere ospite definitivo quasi esclusivo di due specie di vermi solitari indica una parziale carnivoria costante e di lunga durata (Henneberg et al. 1998).
10 - Adattamenti dell'uomo moderno.
Negli adattamenti dell'uomo moderno dobbiamo distinguere: adattamenti antichi, che erano già posseduti dagli Australopitecini, e che non sono stati perduti nonostante l'innegabile cambiamento di dieta; ed altri più recenti, che riflettono la sua storia evolutiva più recente.
Tra gli adattamenti antichi menzioniamo:
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Forma della testa, con la dentatura sotto, anziché davanti, al cranio. È un adattamento a mangiare cibi duri (Preuschoft 1989; Antón 1996).
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Articolazione temporo-mandibolare: adattamento a masticare oggetti piccoli e duri (Jolly 1970).
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Arcata dentaria ampia e parabolica: adattamento a mangiare grani di cereali (Jolly 1970).
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Incisivi piccoli: adattamento a mangiare foglie.
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Riduzione dei canini: adattamento a mangiare cibi duri.
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Premolari e molari con cuspidi basse: adattamento a mangiare cibi duri.
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Smalto spesso: adattamento a mangiare cibi duri. Lo spessore dello smalto si è ridotto nel corso dell'evoluzione dell'uomo, ma attualmente è sempre molto maggiore che nelle scimmie antropomorfe (Nagatoshi 1990, Conroy 1991).
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Mano con pollice opponibile: adattamento a raccogliere piccoli oggetti duri, probabilmente semi.
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Forma del colon con tasche e pieghe semilunari: adattamento alla folivoria (Chivers & Langer 1994).
Tra gli adattamenti recenti menzioniamo:
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Riduzione della grandezza dei premolari e molari e tendenza alla riduzione del loro numero: è un adattamento a mangiare cibo più tenero, forse un effetto della carnivoria o della cottura dei cibi.
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Riduzione della lunghezza e della superficie dell'intestino: parziale adattamento alla carnivoria. (Maclarnon et al. 1986)
Vi sono poi degli adattamenti che non sappiamo se siano antichi o recenti, perché riguardano parti del corpo non scheletriche, di cui non conosciamo la disposizione negli antichi Ominidi:
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Rapporto tra le superfici di stomaco+cieco+colon e intestino tenue: adattamento alla frugivoria, con tendenza alla carnivoria (Chivers & Hladik 1980, 1984).
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Digestione alloenzimatica: adattamento a un regime alimentare di non carnivoria (Chivers & Langer 1994).
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Cuscinetti di grasso sul sedere: adattamento ad una alimentazione a base di semi (Jolly 1970).
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Globuline IgA: adattamento ad un'alimentazione a base di foglie (Andrews 1981).
Come si può vedere, gli adattamenti dell'uomo sono in prevalenza per un'alimentazione a base di vegetali, soprattutto semi, tuberi e foglie. Gli adattamenti a un'alimentazione a base di carne sono molto meno numerosi. Considerando l'evoluzione dell'uomo, sembra che questi adattamenti ad un'alimentazione a base di semi, tuberi e foglie fossero più spiccati negli Australopitecini; in seguito però alcuni di questi adattamenti sono regrediti a seguito dell'entrata anche della carne nell'alimentazione degli Ominidi. Tuttavia una quantità di adattamenti per un'alimentazione a base di semi, tuberi e foglie si sono conservati fino ad oggi; inoltre sembra che, mentre l'Uomo di Neandertal si è specializzato per un'alimentazione più carnivora, l'uomo moderno (Homo sapiens moderno) è ritornato verso un'alimentazione a base soprattutto di vegetali, e ciò ha influito sui suoi adattamenti.
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Published Online: 29 Oct 2000 (Ultima revisione 2015) -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.