Salve a tutti! Sono un ragazzo napoletano di 15 anni impegnato in una ricerca sulla mucca pazza, e l'opinione di uno psichiatra mi sarebbe molto utile...[E.R.]
Risposta a cura del dr. STEFANO CAGNO, Psichiatra
Effettivamente la vicenda della cosidetta "Mucca pazza" presenta risvolti psicologici interessanti, sia per quanto riguarda gli avvenimenti che hanno preceduto la diffusione della notizia attraverso i mezzi di comunicazione di massa, sia per quanto riguarda soprattutto i fatti più recenti. Gli esseri umani tendono a negare o rimuovere gli avvenimenti e gli aspetti della realtà che presentano risvolti negativi. Tutto ciò è rassicurante, poiché ci da l'impressione che tutto vada bene e che dalla realtà noi non possiamo ricevere danni. Così l'opinione pubblica, fino a pochissimo tempo fa, non si era mai posta il problema di come era possibile produrre tanta carne e con caratteristiche a volte decisamente poco naturali (vedere le cosidette carni bianche). Tutto ciò non ha nulla a che vedere con l'intelligenza: la tendenza a negare o rimuovere aspetti inquietanti della realtà riguarda sia le persone con quoziente intelletivo elevato, sia quelle con quoziente intellettivo basso: è insomma un meccanismo a cui, tutti, chi più chi meno, facciamo ricorso.
I mezzi di comunicazione di massa avevano già a metà degli anni novanta riferito casi di encefalopatia spongiforme bovina (morbo della mucca pazza), ma tutto ciò è passato assolutamente sotto silenzio, sia per la pressione di quanti erano coinvolti nella produzione della carne, ma anche perchè l'opinione pubblica difficilmente si lascia coinvolgere su questioni che potrebbero essere dannose per la propria salute, preferisce lasciarsi rassicurare da vaghe e generiche garanzie. A questo meccanismo fanno eccezione gli ipocondriaci, ossia quelle persone che colgono in ogni piccola variazione del proprio corpo i segni di una malattia.
Ad un certo punto i danni provocati dalla morbo della "mucca pazza" sono diventati tanto evidenti che non si è più potuto fare a meno di negarli. Ora la psicologia collettiva commette l'errore opposto, ossia iperstima il rischio legato ad una singola assunzione di carne. Se infatti il rischio di contrarre questa patologia fosse legato, ad esempio, anche solo ad una sporadica assunzione di carne, tutte le persone che hanno mangiato negli ultimi anni la carne, sarebbero ad altissimo rischio e forse già ammalate. Non bisogna dimenticare che l'incubazione della malattia è molto lunga, anche 10 e più anni. Le persone quindi che si sono recentemente ammalate, hanno contratto il morbo mangiando la carne molti anni fa. Famoso il caso di una ragazza britannica che era vegetariana da pochi anni e che comunque è morta per la carne che aveva mangiato negli anni precedenti. Quindi anche se oggi nessuno mangiasse più la carne, molte morti si verificheranno comunque negli anni a venire.
Allora, da un punto di vista della prevenzione, converrebbe astenersi dall'assunzione della carne per evitare, non il rischio di ammalarsi, quanto un ulteriore aumento del rischio di ammalarsi. La convinzione invece che non mangiando più carne si elimina il rischio di ammalarsi, rientra nuovamente nel caso precedente della negazione.
A volte viene utilizzato il termine di "psicosi" collettiva per quanto riguarda il timore della malattia. La "psicosi" però è "un disordine mentale di particolare gravità, contraddistinto da un grado più o meno avanzato di disintegrazione della personalità per incapacità di valutazione adeguata della realtà". Quindi si potrebbe parlare di psicosi se la gente si preoccupasse di un pericolo inesistente. In questo caso però il pericolo è reale, l'errore psicologico è quello di non avere mai dato un corretto peso a tale rischio.
Infine è interessante sottolineare anche il significato del termine "mucca pazza". In questo caso infatti l'aggettivo "pazza" è usato assolutamente a sproposito. Le mucche presentano una andatura bizzarra, instabile, non perché "pazze", aspetto questo, per altro, non dimostrabile negli animali, ma perchè manifestano un danno organico che provoca incapacità a coordinare i movimenti muscolari in maniera adeguata.