Vanessa Ha, MSc; Russell J. de Souza, RD, ScD

Editoriale dell'AHA (American Heart Association) e ASA (American Stroke Association)
Fonte: Vanessa Ha, MSc; Russell J. de Souza, RD, ScD, "Fleshing Out" the Benefits of Adopting a Vegetarian Diet, J Am Heart Assoc., 2015; 4: e002654 originally published October 27, 2015 doi: 10.1161/JAHA.115.002654
Traduzione a cura di Paola Stella

I cambiamenti di stile di vita e dietetici rimangano il fondamento della prevenzione delle malattie cardiovascolari [1, 2]. È stato stimato che l'80% degli eventi cardiovascolari può essere prevenuto con modificazioni alimentari e dello stile di vita [3]. Le diete vegetariane rappresentano un approccio per la realizzazione di un modello dietetico che mantiene il cuore in salute, grazie a un ridotto apporto di grassi saturi, grassi trans e un elevato apporto di fibra e antiossidanti. Mentre altri approcci nutrizionali salutari per il cuore, come le diete a ridotto apporto di carboidrati, a basso indice glicemico e la dieta Mediterranea, si sono dimostrati in grado di ridurre l'incidenza delle malattie cardiovascolari, recenti meta-analisi hanno evidenziato come queste strategie nutrizionali non riducano in modo consistente i valori di colesterolo-LDL [4], una delle condizioni più importanti per il miglioramento della salute cardiovascolare [1, 2].

Questo aspetto può costituire un importante ostacolo a raccomandare questo tipo di diete in pazienti con dislipidemia. L'inconsistente beneficio sui livelli di lipidi ematici di queste diete è legato all'elevato consumo di grassi saturi e alla mancata eliminazione delle carni rosse, entrambi implicati nel rischio di malattie cardiovascolari [5]. Quindi, la completa eliminazione di carni rosse, come avviene nell'alimentazione vegetariana, può rappresentare una strategia dietetica che riduce il rischio cardiovascolare attraverso il miglioramento dei livelli di lipidi ematici (lipemia).

Punto cardine dell'alimentazione vegetariana è l'assenza dei prodotti di origine animale, ma alcune persone si definiscono vegetariane anche se consumano alcune forme di carne animale [6] (NdT: queste persone non sono in realtà vegetariane, anche se si autodefiniscono tali). Per questo, nella pratica è stata introdotta anche la definizione di "pesco-vegetariani" (per chi consuma pesce ma esclude altre carni), mentre altri tipi di dieta vegetariana (NdT: le uniche propriamente definibili come vegetariane) sono quelle dei latto-ovo vegetariani (che escludono tutti i prodotti animali diretti ma includono latticini e uova); dei latto-vegetariani (che escludono tutti i prodotti di origine animale ad eccezione dei prodotti lattiero-caseari); degli ovo-vegetariani (che escludono tutti i prodotti di origine animale ad eccezione delle uova) e dei vegani (che escludono tutti i prodotti di origine animale compreso il miele). Sebbene esista una certa variabilità nell'ambito delle diete vegetariane, è comune a tutte l'assenza del consumo di carni rosse. Questo può comportare importanti effetti sulla lipemia, che altre strategie dietetiche non sono state in grado di produrre.

Per ottenere evidenze significative di tale relazione, Wang e collaboratori hanno condotto una revisione sistematica e metanalisi sugli effetti delle diete vegetariane sulla lipemia, analizzando i risultati di trial clinici randomizzati per valutare l'impatto delle diete vegetariane sul rischio cardiovascolare, dopo aver eliminato l'influenza degli altri fattori dello stile di vita [7]. I 10 trial esaminati avevano valutato gli effetti delle diete vegetariane sulla lipemia per un periodo di circa 24 settimane. Lo studio ha dimostrato che le diete vegetariane, rispetto a quelle onnivore, raggiungono meglio gli obiettivi terapeutici per la riduzione del rischio cardiovascolare [1, 2], tra cui la riduzione dei livelli di colesterolo-LDL (MD= - 0.34 mmol/L [95% CI: - 0.57, -0.11]; P<0.001) e non-HDL (MD= - 0.30 mmol/L [95% CI: - 0.50, - 0.10]; P=0.04) [8]. Era inoltre presente una riduzione relativa di HDL-C (MD= - 0.10 mmol/L [95% CI: - 0.14, - 0.06]; P<0.001), di colesterolo totale (MD= - 0.36 mmol/L [95% CI: - 0.55, - 0.17]; P<0.001), senza effetti sui livelli di trigliceridi (MD= - 0.04 mmol/L [95% CI: - 0.05, - 0.13]; P=0.40).

Il solo effetto sul colesterolo-LDL dovrebbe essere in grado di ridurre del 22% il rischio coronarico nelle persone con livelli di lipidi nella media. La metanalisi mostra inoltre un'importate riduzione relativa del peso (MD= - 2.88 kg [95% CI: - 3.56, - 2.20]; P<0.001). Risulta quindi evidente che la dieta vegetariana, paragonata a quella onnivora, è in grado di migliorare il peso corporeo e la lipemia (ad eccezione di HDL-C e trigliceridi), rappresentando quindi una strategia che può ridurre il rischio cardiovascolare attraverso il miglioramento della dislipidemia.

Una potenziale preoccupazione rilevata in questa metanalisi è se la significativa riduzione dell'HDL-C nelle diete vegetariane possa controbilanciare i vantaggi salutistici osservati. Questo effetto deve tuttavia essere interpretato nel contesto degli altri risultati. Sebbene sia stata osservata una significativa riduzione dell'HDL-C, altri importanti fattori di rischio risultavano migliorati. Si può sostenere che gli altri lipidi pro-aterogenici (colesterolo LDL e non-HDL) e il peso corporeo siano di gran lunga più importanti, dato che sono entrambi dei target clinici ben definiti, mentre l'HLD-C non lo è [1, 2]. Studi osservazionali non sono riusciti a dimostrare una riduzione del rischio cardiovascolare nei pazienti il cui genotipo favorisce elevati livelli di HDL-C rispetto a coloro che hanno un genotipo che favorisce bassi livelli di HDL-C [9].

Inoltre, interventi farmacologici finalizzati ad aumentare l'HDL-C non hanno comportato una riduzione delle patologie cardiovascolari [10]. Nel complesso, quindi, questi risultati supportano l'opinione emergente che sia la funzionalità lipidica ad essere un miglior indicatore di rischio di aterosclerosi, piuttosto che il valore assoluto del colesterolo [10]. Nei casi in cui una potenziale riduzione dei valori di HDL-C possa rappresentare un problema, ci sono altri cibi nell'alimentazione vegetariana, come frutta secca e olio d'oliva [11], che possono essere assunti per aumentare il valore di HDL-C e ridurre il fattore di rischio di malattie cardiovascolari, come dimostrato dai dati ottenuti dallo studio PREDIMED [12].

I punti di forza di questa metanalisi includono criteri di ricerca rigorosi, chiarezza nei criteri d'inclusione e di esclusione, e la capacità di osservare molteplici marker lipidici di rischio cardiovascolare. I limiti sono quelli che si riscontrano nella maggior parte delle metanalisi di studi clinici randomizzati nel campo della nutrizione, compreso il non essere effettuati "in cieco" (il che può aver portato coloro che seguivano un'alimentazione vegetariana a cambiare il loro stile di vita anche in altri aspetti), il piccolo numero di studi che ha permesso di fare le stime degli effetti sul rapporto tra colesterolo totale e HDL-C e forse l'effetto confondente legato alla variazione del peso corporeo fra i gruppi studiati. Ulteriori analisi di meta-regressione, che forniscono una stima che tenga conto del cambiamento di peso, potranno permettere di chiarire questo punto.

Inoltre è importante, in un'ottica di miglioramento della salute pubblica, che queste diete provochino anche significativi cambiamenti nel peso corporeo, un aspetto chiave per la riduzione del rischio cardiovascolare. Inoltre, è noto che le diete ricche in alimenti vegetali che hanno l'effetto di ridurre il colesterolo, quali il Dietary Portfolio, sono in grado di ridurre i livelli di lipidi ematici e di pressione arteriosa indipendente dalla riduzione del peso corporeo [13].

L'effetto cardioprotettivo delle diete vegetariane è riconosciuto da molto tempo. In una revisione sistematica e metanalisi di studi prospettici di coorte, il confronto tra i vegetariani e i non vegetariani vede una riduzione del 30% del rischio di cardiopatia ischemica (rapporto di rischio = 0,71 [95% CI: 0.56, 0.87]) [14] e una riduzione del rischio simile a quella riportata nei risultati del PREDIMED, dove una dieta Mediterranea modificata viene comparata a una dieta a ridotto apporto lipidico con un follow-up di 5 anni [12]. Inoltre è stato riportato il miglioramento dei fattori di rischio cardiovascolare. Infatti, in confronto alle diete non-vegetariane, quelle vegetariane hanno dimostrato di apportare significativi benefici sulla pressione arteriosa, la glicemia e il peso corporeo [15-17].

Gli effetti benefici della dieta vegetariana rafforzano l'importanza di adottare un approccio dietetico completo per gestire la salute cardiometabolica. Sebbene i benefici cardiometabolici delle diete vegetariane siano ampiamente attribuiti alla completa assenza di carne rossa [6], è importante sottolineare che la dieta vegetariana è più salutare anche per la aumentata presenza di molti cibi vegetali salutari [18].

In un sondaggio nazionale condotto dall'USDA (United States Department of Agriculture) il modello dietetico autodefinito "vegetariano", paragonato al non vegetariano, è risultato essere generalmente più sano [19], essendo più ridotto l'apporto di grassi totali, di grassi saturi, di colesterolo e più elevato quello di fibra [19]. I vegetariani inoltre consumano maggiori quantità di cereali, legumi, verdura (a foglia verde e gialla), frutta e vino [19]. I benefici sulla salute riscontrati nell'alimentazione vegetariana sono probabilmente correlati alla sinergia tra i diversi cibi vegetali salutari. Tuttavia è possibile essere vegani e mangiare cibi molto raffinati, ricchi in grassi, in oli idrogenati e con ridotto contenuto di fibra; certamente questo tipo di alimentazione non comporta benefici solo per l'astensione dai cibi di origine animale.

Altri tipi di dieta come quella Mediterranea, le diete a base vegetale o la dieta DASH, sono state associate in modo consistente a benefici per la salute e anch'esse combinano un'elevata presenza di cibi salutari, ricchi in nutrienti e poco lavorati, inclusi molti dei cibi che si ritrovano nelle diete vegetariane [1, 2].

Queste caratteristiche comuni rafforzano l'importanza di concepire la dieta come qualcosa di più complesso di quel che la caratterizza per la semplice eliminazione o l'aumentato consumo di singoli alimenti o di gruppi di cibo. Al di là degli effetti sulla salute cardiovascolare, le diete a base vegetale possono essere più ecosostenibili: l'impatto economico e ambientale delle scelte nutrizionali deve essere considerato alla luce dell'inquinamento dell'aria, della perdita della biodiversità e della distruzione degli ecosistemi. Una dieta a base vegetale riduce la necessità degli allevamenti di bestiame, una delle maggiori cause di impatto sugli ecosistemi e sul pianeta intero [20]. L'adozione di una dieta a base vegetale non eliminerà completamente queste problematiche, soprattutto a fronte di una crescente popolazione mondiale, ma passando a una produzione più locale e all'utilizzo di alimenti vegetali si ridurrà l'impatto dell'agricoltura finalizzata alla produzione di mangime e dei combustibili fossili utilizzati per il trasporto. In uno studio comparativo tra la dieta non vegetariana e vegetariana nei californiani, nella dieta vegetariana il ricorso alle risorse naturali per la coltivazione risulta inferiore di 2,9 volte per l'acqua, 2,5 volte per energia primaria, 13 volte per i fertilizzanti e 1,4 volte per l'utilizzo di pesticidi [21]. Dunque, il passaggio a una dieta più sostenibile basata principalmente sui cibi vegetali rappresenta un modo per assicurare sia la sostenibilità ambientale che la salute umana.

In conclusione, si ribadisce che approcci dietetici come quelli a basso indice glicemico, a ridotto apporto di carboidrati e la dieta Mediterranea siano indicati per migliorare il rischio cardiometabolico grazie al contenuto di cibi salutari, ma gli effetti di queste diete sui fattori di rischio cardiovascolare legati alla lipemia sono meno chiari [4]. Mentre la dieta vegetariana è simile in composizione a quella mediterranea, essa prevede anche la totale assenza di carne rossa e il relativo incremento di altri alimenti salutari. Questa differenza può spiegare il miglioramento della lipemia (ad eccezione del HDL-C) che non è stato ottenuto con le altre strategie dietetiche [7]. L'alimentazione vegetariana può dunque rappresentare un approccio alternativo e sostenibile, al quale gli individui con dislipidemia possono ricorrere per ridurre il proprio rischio cardiovascolare.

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Published Online: 25 Nov 2015 -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.