di Jay Lavine, M.D.

Traduzione a cura di Sonia Salvi e Luciana Baroni.
Fonte: L'articolo è tratto dal libro "Vegan Handbook", di Debra Wasserman and Reed Mangels, Ph.D., R.D., originariamente pubblicato nel Vegetarian Journal, pubblicato da: The Vegetarian Resource Group.

Contenuti dell'Articolo:

Introduzione

A quale dei vostri cinque sensi rinuncereste meno volentieri? Per molte persone la risposta è: la vista. La nostra vista è così preziosa e dipendiamo a tal punto da essa, che non possiamo immaginare come sarebbe la vita se non potessimo più vedere. Anche quando mangiamo deliziosi cibi vegetariani, li "mangiamo con gli occhi": la nostra prima impressione sul cibo proviene dal suo aspetto, una prima impressione negativa è difficile da superare, indipendentemente da quanto sia buono il sapore effettivo del cibo. Non è sorprendente che l'occhio, il delicato e complesso organo recettore della vista, sia influenzato dal nostro stato nutrizionale. Di seguito sono trattati alcuni dei più comuni problemi oculari e la loro relazione con la dieta.

Glaucoma e pressione intraoculare (IOP)

Il termine Glaucoma si riferisce ad una serie di malattie, caratterizzate dalla perdita progressiva delle fibre nervose che costituiscono il nervo ottico. Il Glaucoma può derivare da vari problemi oculari, ma qui ci limiteremo ad analizzare il Glaucoma cronico ad angolo aperto, il tipo più diffuso. Il fattore di rischio principale per il Glaucoma è l'elevata pressione intraoculare (IOP), cioè un'elevata pressione dei fluidi interni all'occhio, da non confondere con la pressione sanguigna. Si ritiene che pure la circolazione sanguigna del nervo ottico avrebbe una sua importanza. Ad ogni modo l'unico trattamento attualmente disponibile per il Glaucoma consiste nell'abbassare la IOP. Di norma l'abbassamento della IOP si raggiunge attraverso l'uso di farmaci, in colliri o pillole, riservando il ricorso a laser e chirurgia come ultima risorsa. Tuttavia i farmaci, anche quelli in forma di collirio, hanno effetti collaterali. Perciò qui analizzeremo le alternative non chirurgiche e non farmacologiche per abbassare la IOP.

Una terapia potenzialmente efficace è l'attività fisica. Uno Studio mostra come un regolare esercizio fisico aerobico con la cyclette, sia in grado di abbassare la pressione intraoculare media in pazienti con sospetto Glaucoma di 4.5 mmHg, cioè di circa il 20%, che è un valore significativo [1]. Tuttavia praticare jogging può elevare la IOP in persone affette da una forma di Glaucoma più rara, denominata Glaucoma pigmentario.

Effetti della dieta sull'IOP

Mangiare e bere possono influenzare la IOP. Assumere in poco tempo una grossa quantità di liquidi può elevare la IOP e quindi dovrebbe essere evitato. Nel 1915 il dott. Carlo Pissarello pubblicò degli Studi [2] che mostravano come la IOP diminuisse sensibilmente subito un pasto, per poi tendere all'aumento subito prima del pasto successivo. Questo potrebbe spiegare perché, nella variazione giornaliera della IOP, essa tenda ad essere più elevata nella prima mattina, dal momento che proveniamo dal digiuno notturno. E' interessante chiedersi se un tipo di dieta "da erbivoro", che pare contribuisca ad abbassare il colesterolo ed a facilitare la perdita di peso, possa anche aiutare a mantenere la IOP a bassi livelli. Per un paziente affetto da Glaucoma che si rechi dall'oftalmologo per controllare la pressione oculare, sarebbe una buona idea effettuare talvolta il controllo in quei momenti in cui è probabile che essa sia all'acme -nel primo mattino a digiuno oppure subito prima di un pasto.

Esiste una dieta particolare in grado di abbassare la IOP? Pare che la risposta sia affermativa. Nei tardi anni 40, il dott. Fredrick Stocker ed i suoi collaboratori misero a punto una dieta denominata "dieta del riso" . Questa dieta si era già dimostrata molto efficace nell'abbassare la pressione sanguigna. La dieta prevedeva solamente l'assunzione di riso, zucchero, frutta e succhi di frutta, integrati con ferro e vitamine. L'apporto energetico era di circa 2.000 calorie ripartite in 20 gr di proteine, 5 gr di grassi, 460 gr di carboidrati, 0.2 gr di sodio e 0.15 gr di cloro. Si scoprì che "non erano rare riduzioni (di IOP) di 5 o 7 mmHg, persistenti per lunghi periodi" [3]. Una riduzione di questa entità è considerata importante e corrisponde grossomodo a quella che si dovrebbe ottenere da un trattamento laser coronato da successo. I Ricercatori non erano sicuri del perché la dieta risultasse efficace ma ipotizzarono che il contenuto in sodio e cloro estremamente ridotto fosse in grado di influenzare in qualche modo la secrezione di liquidi nell'occhio. Ho avuto occasione di parlare personalmente con il terzo autore, il dott. James Clower, che in quel tempo era Interno a Duke, e che tuttora esercita oftalmologia in Florida. Mi disse che non erano stati condotti studi di follow-up in questi pazienti, ma commentò sorridendo che forse gli Avventisti del Settimo Giorno presentavano le migliori pressioni intraoculari! [Nota degli editori: Molti Avventisti del Settimo Giorno seguono una dieta vegetariana. Forse il Dott. Clower pensava che una simile dieta fosse più bassa in sodio e proteine; tuttavia ciò non è necessariamente vero].

Uno Studio più recente, proveniente da Israele, è stato condotto su pazienti in nutrizione parenterale a causa di problemi intestinali [4]. Quando nei fluidi infusi non erano contenuti grassi, la IOP era sensibilmente più bassa di quando erano contenuti grassi. Poiché i livelli di alcune sostanze ematiche, derivate da acidi grassi e denominate prostaglandine, vengono ridotti drasticamente durante l'infusione di fluidi privi di grassi, e poiché è noto che le prostaglandine influenzano la IOP, gli Studiosi teorizzarono che l'effetto osservato fosse riconducibile a questo fenomeno. Per cui potrebbe essere stata proprio la drastica riduzione di grassi nella "dieta del riso" ad essere responsabile della riduzione della IOP. Certamente, ulteriori Studi sugli effetti delle diete povere di grassi sarebbero auspicabili. (Attenzione: la "dieta del riso", così come è stata sommariamente descritta, è nutrizionalmente inadeguata e non deve essere intrapresa senza assistenza specializzata).

La degenerazione maculare senile (AMD)

La degenerazione maculare senile (AMD) rappresenta la principale causa di perdita del visus in persone di età superiore ai 55 anni. La degenerazione coinvolge la parte centrale della retina, quella in cui la visione è più nitida, risparmiando la visione periferica. In una piccola minoranza di pazienti si può verificare una abnorme neovascolarizzazione retroretinica, con secondari essudati ed emorragie. Se questa situazione viene individuata prima che i vasi raggiungano l'esatto centro della retina, è possibile obliterarli con il trattamento laser.

Integrazioni di Zinco e Rame

La terapia nutrizionale dell'AMD è attualmente quella più popolare. Lo Zinco è l'oligoelemento più abbondante nell'occhio ed uno Studio pubblicato nel 1988 mostra che l'assunzione orale di 100 mg di Zinco Solfato due volte al giorno può rallentare la progressione della malattia [5]. Da allora è apparsa sul mercato una pletora di integratori a base di Zinco/antiossidanti. Questi prodotti, promossi dalle compagnie farmaceutiche e spesso venduti dagli oftalmologi, sono ormai di largo utilizzo.

Nel valutare se l'introduzione di un'alta dose di Zinco trovi motivazioni valide, ci scontriamo contro alcuni problemi ed incertezze. Primo: solo questo unico Studio è stato pubblicato su una rivista con referees. Generalmente uno Studio, indipendentemente dalla qualità, deve essere confermato da Studi ulteriori. Secondo: è stato analizzato l'effetto di un unico dosaggio di Zinco. Forse un dosaggio molto più basso sarebbe stato egualmente efficace. Terzo: l'assunzione di grandi quantità di Zinco può deprimere il sistema immunitario alterando la funzionalità dei globuli bianchi del sangue [6]. Questo fenomeno è stato studiato usando 150 mg due volte al giorno di Zinco elementare. Non è ancora stato stabilito se la posologia di Zinco prescritta solitamente nella dieta per l'AMD possa interferire con la funzionalità del sistema immunitario, deputato a proteggere l'organismo da tumori ed infezioni. Quarto: alte dosi di Zinco possono interferire con l'assorbimento di altri minerali, come il Ferro ed il Rame.

Può sopravvenire un'anemia da carenza di Rame [7] ed è stato ipotizzato che questo deficit possa essere una delle cause di arteriosclerosi (indurimento delle arterie), che provoca a sua volta malattie cardiache [8]. Per ridurre questo rischio, gli integratori di Zinco contengono, in genere, anche del Rame. Non possiamo tuttavia essere certi che essi contengano abbastanza Rame per prevenirne la carenza. D'altro canto, qualcuno ha suggerito che a contrastare la AMD potrebbe non essere lo Zinco per sé, ma proprio la carenza di Rame secondaria alle elevate dosi di Zinco (I soggetti dello studio sulla AMD non assunsero Rame in associazione allo Zinco). Se fosse così, allora l'assunzione di Rame assieme allo Zinco vanificherebbe l'effetto benefico inizialmente osservato.

Come si può vedere, al momento non ci sono risposte chiare e dirette. Aspettiamo con ansia Studi ulteriori.

Fitoterapia e Antiossidanti

L'ossidazione degli acidi grassi poliinsaturi riscontrata nelle membrane dei coni e dei bastoncelli della retina è stata proposta come possibile causa della AMD. Questa è la motivazione all'uso di vitamine antiossidanti, come il beta-carotene ed altri carotenoidi, la vitamina C, la vitamina E. Uno Studio recente ha mostrato, infatti, un rischio minore di perdita di vista da sanguinamento in soggetti affetti da AMD che presentino alti livelli ematici di questi antiossidanti [9]. Un altro Studio mostra che elevati livelli ematici di colesterolo sembrano ridurre il rischio della forma secca, o non sanguinante, dell'AMD [10]. Gli Autori non hanno trovato un'attendibile spiegazione per questo fenomeno. La mia teoria è che, poiché il beta-carotene e la vitamina E transitano nel sangue legati al colesterolo, le persone geneticamente predisposte ad avere bassi livelli di colesterolo, trasporterebbero ai propri tessuti una minor quantità di questi antiossidanti. Ad ogni modo, i vegetariani hanno un rapporto antiossidanti/colesterolo maggiore che i non-vegetariani [11, 12] e così non sono soggetti, probabilmente, al più elevato rischio associato ai più bassi livelli di colesterolo. Anche in questo campo sono necessari ulteriori Studi.

Uno Studio francese controllato, anche se con una casistica limitata, ha rilevato che l'estratto di ginkgo-biloba (50:1) avrebbe un effetto benefico sulla vista in pazienti affetti da AMD [13]. Il ginkgo è una pianta particolarmente interessante, con molte possibili applicazioni. Contiene composti unici denominati ginkgolidi che sono importanti inibitori del fattore di attivazione piastrinica (PAF, Platelet-Activating Factor), un fattore dell'organismo coinvolto nei processi infiammatori. Gli inibitori del PAF hanno dimostrato di essere in grado di contrastare la flogosi e di aumentare il flusso ematico verso aree che si presentino in condizioni di ridotta circolazione (ischemia, NdT). L'estratto di ginkgo possiede inoltre proprietà antiossidanti. Non è certo se il benefico effetto di questo estratto sia dovuto ad un particolare elemento in esso contenuto od all'effetto sinergico tra alcuni dei suoi componenti. In ogni caso, è necessario uno Studio su più larga scala. Il ginkgo non deve essere assunto da chi faccia uso di Coumadin (un farmaco anticoagulante orale, NdT) o da chi abbia tendenza alle emorragie. Inoltre, gli inibitori del PAF possono in qualche modo interferire con la funzionalità dei linfociti killer (un tipo di globuli bianchi). Anche i farmaci a base di erbe, come qualsiasi altro farmaco, dovrebbero essere utilizzati solo sotto controllo medico.

Cataratta, Diabete e Retinopatia

La cataratta consiste nell'intorbidimento del cristallino (la lente naturale oculare, NdT), causato da modificazioni strutturali nelle proteine che lo compongono. Poiché il cristallino ed il liquido che lo circonda sono ricchi di antiossidanti, è stato ritenuto che queste sostanze possano rivestire un ruolo positivo nel mantenerne la trasparenza. Le persone che assumono quantità di beta-carotene e vitamine C ed E superiori alla media, sembrano avere un rischio ridotto di sviluppare la cataratta. Sono attualmente in corso Studi più approfonditi.

Il Diabete aumenta il rischio di cataratta ma può causare deficit visivi ben più gravi, danneggiando i vasi sanguigni della retina, condizione denominata retinopatia (diabetica, NdT). Le pareti dei vasi sanguigni vengono indebolite, causandone la trasudazione di liquidi (essudati retinici, NdT), con secondario offuscamento del visus. Può anche accadere che si verifichi la proliferazione di vasi anomali e fragili che, sanguinando, causino gravi problemi (emorragie retiniche, NdT). Il Diabete di tipo II, la forma meno severa che insorge nell'adulto, è praticamente sconosciuto in popolazioni che consumano diete ricche di fibre [14]. Perciò una dieta vegetariana, ricca in fibre e povera in grassi può rappresentare la via migliore per prevenire o far regredire questa malattia. Il Diabete di tipo I, la forma giovanile, Insulino-dipendente, può essere il risultato di una reazione ad una proteina del latte vaccino [15]. Una dieta vegetariana ricca in fibre può abbassare il fabbisogno di Insulina e permettere un migliore controllo metabolico della malattia, il che potrà ritardare la progressione della retinopatia (Attenzione: i diabetici non devono modificare la propria dieta senza il consenso del medico curante).

Entrambo i tipi di Diabete possono causare retinopatia. Uno Studio mette in evidenza come i pazienti diabetici che non sviluppano retinopatia assumano significativamente più fibre e carboidrati rispetto a quelli che la sviluppano [16]. Inoltre trattamenti dietetici o di altro tipo, mirati ad abbassare drasticamente i livelli ematici di colesterolo, possono a volte causare il riassorbimento degli essudati ricchi di grassi, denominati essudati duri, che molti diabetici sviluppano nella retina [17]. Si può realisticamente pensare che in alcuni individui ciò possa eliminare la necessità di ricorrere a trattamenti laser. In un piccolo studio pilota, un estratto di ginkgo-biloba (vedi sopra) si è dimostrato una promettente misura in grado di migliorare la vista in pazienti con lieve retinopatia [18].

La dieta ideale per la buona salute dell'occhio

Concludendo, l'approccio nutrizionale ideale per mantenere la salute dell'occhio, pare essere una dieta ricca in fibre, carboidrati ed antiossidanti, povera in grassi ed in proteine, in sintesi, -l'avrete già indovinato- una dieta vegetariana.

Jay Lavine, M.D., è oftalmologo e risiede a Phoenix, Arizona.

References

  1. Passo MS, Goldberg L, Elliot DL, Van Buskirk EM Exercise training reduces intraocular pressure among subjects suspected of having glaucoma, Arch Ophthalmol 1991 Aug;109(8):1096-8.
  2. Pissarello C La curva giornaliera della tensione nell'occhio normale e nell'occhio glaucomatoso e influenza di diversi fattori (miotici, iridectomia, irido-sclerectomia, derivativi, pasti) determinata con il tonometro di Schiotz, Ann Ottalmol 1915;44:544-636.
  3. Sticker FW, Holt LB, Clower JW Clinical experiments with new ways of influencing intraocular tension.I. Effect of rice diet, Arch Ophthalmol 1948;40:46-55.
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  9. Eye Disease Case-Control Study Group Antioxidant status and neovascular age-related macular degeneration, Arch Ophthalmol 1993 Jan;111(1):104-9 Published errata appear in Arch Ophthalmol 1993, Sep;111(9):1228, 1993 Oct;111(10):1366 and 1993 Nov;111(11):1499 .
  10. Klein R, Klein BE, Franke T The relationship of cardiovascular disease and its risk factors to age-related maculopathy. The Beaver Dam Eye Study, Ophthalmology 1993 Mar;100(3):406-14.
  11. Pronczuk A, Kipervarg Y, Hayes KC Vegetarians have higher plasma alpha-tocopherol relative to cholesterol than do nonvegetarians, J Am Coll Nutr 1992 Feb;11(1):50-5.
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  16. Roy MS, Stables G, Collier B, Roy A, Bou E Nutritional factors in diabetics with and without retinopathy, Am J Clin Nutr 1989 Oct;50(4):728-30.
  17. Gordon B, Chang S, Kavanagh M, Berrocal M, Yannuzzi L, Robertson C, Drexler A The effects of lipid lowering on diabetic retinopathy, Am J Ophthalmol 1991 Oct 15;112(4):385-91.
  18. Lanthony P, Cosson JP [The course of color vision in early diabetic retinopathy treated with Ginkgo biloba extract. A preliminary double-blind versus placebo study]., J Fr Ophtalmol 1988;11(10):671-4 [Article in French].

Published Online: 15 Nov 2000 (Ultima revisione 2015) -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.