di John Weisburger, PhD

Tratto da Vegetarian Nutrition & Health Letter Vol.1 n.1, pubblicato dalla Loma Linda University - (Versione Originale)
Traduzione a cura di Roberta Trevisanato e Luciana Baroni.

Il dott. John Weisburger ha condotto ricerche sulla prevenzione del cancro ed ha pubblicato oltre 500 articoli. È stato in passato il direttore del Research Institute of the American Health Foundation a Valhalla, New York.

Negli ultimi 50 anni abbiamo imparato molto su come la dieta sia in grado di modulare il rischio di cancro. Se gli Americani aderissero alle linee guida dietetiche correnti pubblicate dall'Istituto Nazionale per il Cancro, la frequenza di cancro diminuirebbe del 25-50%. Gli alimenti di origine vegetale sono protettivi per diverse ragioni.

Le fibre riducono il rischio di cancro

L'interesse nel rapporto tra consumo di fibre alimentari e cancro è nato da osservazioni interessanti su un campione di popolazione Finlandese [1]. In Finlandia, la popolazione mostra uno dei più elevati tassi di incidenza di infarto miocardico, mentre invece tassi relativamente bassi di cancro del colon e della mammella. Studi dietologici hanno evidenziato come i Finlandesi siano dei grandi consumatori di latticini, latte compreso, il chè può contribuire all'elevata l'incidenza di malattie cardiache. Allo stesso tempo, tuttavia, i Finlandesi consumano un tipo di pane di segale integrale ad elevato contenuto di fibre. I Ricercatori che hanno studiato i campioni di feci della popolazione Finlandese comparandoli ai campioni di feci della popolazione newyorchese, hanno rilevato che le feci della popolazione Finlandese hanno un peso che è di due o tre volte superiore a quello delle feci dei newyorchesi. Inoltre, la concentrazione degli acidi biliari nelle feci dei Finlandesi era molto più bassa di quella nelle feci degli Americani. Gli acidi biliari sono sostanze prodotte dal fegato per promuovere la digestione dei grassi ma contemporaneamente sembrano promuovere la crescita di cellule cancerose nel colon.

Una massa fecale abbondante è pure responsabile di un'aumentata escrezione di estrogeni e quindi potrebbe essere responsabile di una riduzione dei livelli ematici di estrogeni nelle donne Finlandesi. Ciò potrebbe proteggerle dal cancro della mammella, dal momento che livelli più bassi di estrogeni sono associati a un rischio minore di sviluppare il tumore della mammella.

Nel 1978, quando la Food and Drug Administration (FDA) iniziò a vietare l'impiego del dolcificante artificiale noto come saccarina, feci notare che la popolazione Americana avrebbe tratto un maggiore vantaggio per la salute se la FDA avesse vietato invece il pane bianco.

All'incirca nello stesso periodo in cui veniva condotto questo Studio sui Finlandesi, il Dott. Denis Burkitt, un noto chirurgo britannico stabilitosi in Uganda, notava che la frequenza di cancro al colon era elevata tra i Britannici che vivevano in Africa mentre era bassa fra i nativi [2].

Gli Africani, infatti, raramente presentavano malattie intestinali quali appendicite, diverticolosi e sindrome del colon irritabile. Il Dott. Burkitt riscontrava che, rispetto ai Britannici, gli Africani consumavano più cereali ad elevato contenuto di fibre e molta frutta e verdura, con un'assunzione giornaliera di fibre anche di 70 grammi, rispetto ai 15 grammi al giorno comunemente assunti dalla popolazione occidentale. Inoltre producevano feci più volte al giorno, per un peso totale fino a 10-15 once.

La fibra contribuisce a ridurre il cancro del colon secondo due modalità. I cereali della crusca e il pane integrale ad elevato contenuto di fibra contengono principalmente fibre insolubili, che assorbono i liquidi gonfiandosi, aumentando in questo modo la massa fecale. Ciò contribuisce alla riduzione della concentrazione degli acidi biliari nocivi e di altri potenziali agenti cancerogeni nelle feci. La crusca dell'avena e molte verdure contengono principalmente fibre solubili. Questo tipo di fibra non aumenta molto la massa fecale ma forma una matrice gelatinosa che promuove l'eliminazione degli acidi biliari e di altri componenti potenzialmente nocivi nel colon.

Le fibre sono un fattore estremamente importante nella riduzione del rischio del cancro del colon. Nel 1978, quando la Food and Drug Administration (FDA) iniziò a vietare l'impiego del dolcificante artificiale noto come saccarina, feci notare che la popolazione Americana avrebbe tratto un maggiore vantaggio per la salute se la FDA avesse vietato invece il pane bianco.

In considerazione di ciò che è noto sul rapporto cancro-consumo di fibre, è effettivamente importante adottare una dieta ricca di cereali, di pane integrale, frutta e verdura.

In che modo le diete vegetariane proteggono dal cancro

I vegetariani si ammalano meno di cancro?

In effetti, si ammalano meno di cancro rispetto agli onnivori. Tuttavia, non è noto in che misura questa differenza dipenda dalla dieta. Lo studio del cancro è complicato poiché è una malattia che può svilupparsi nel corso di decenni. E, poiché molti fattori legati allo stile di vita ne influenzano il rischio, è sempre difficile stabilire quale sia l'effetto reale di uno solo di tali fattori. Per esempio, i vegetariani potrebbero avere un tasso ridotto di mortalità perché sono meno obesi, praticano più attività fisica, fumano meno e si sottopongono con maggiore frequenza ai controlli medici. L'incidenza più bassa di abitudine al fumo è uno dei motivi per cui i vegetariani sviluppano meno frequentemente il cancro polmonare.

In alcuni casi, abbiamo buoni motivi per credere che una dieta vegetariana sia protettiva. Ciò è chiaramente palese nel caso del cancro del colon. E, sebbene il rischio per il cancro della prostata e della mammella può non essere significativamente inferiore, molti Studi hanno trovato una relazione tra il consumo di prodotti animali e il rischio di questi tipi di tumore.

I fattori che nelle diete vegetariane sembrano essere protettivi contro il cancro sono i seguenti:

I vegetariani consumano più fibre.

Infatti, i vegetariani consumano due - tre volte più fibre rispetto ai non-vegetariani. Il National Cancer Institute (U.S.A.) raccomanda l'assunzione di 20-35 grammi di fibra al giorno. Un Occidentale medio ne consuma appena 15 grammi al giorno. I vegetariani ne consumano tipicamente 30-45 grammi al giorno.

I vegetariani consumano meno grassi.

I lacto-ovo-vegetariani consumano una dieta che contiene circa il 10% in meno di grassi rispetto alla dieta non-vegetariana, mentre la dieta vegana contiene circa il 20% in meno di grassi. Le diete ad alta percentuale di grassi possono aumentare il rischio per i principali tumori quali quello alla mammella, al colon ed alla prostata. C'è comunque possibilità di miglioramento, anche nelle diete vegetariane. Molti vegetariani seguono diete che superano il limite superiore di 30% di grassi fissato dal National Cancer Institute. E molti esperti credono che questi limiti siano ancora troppo elevati.

I vegetariani non mangiano la carne.

La carne rossa in particolare può dare origine a composti cancerogeni quando cucinata ad elevate temperature. Certi gruppi di individui possono essere particolarmente a rischio se consumano carne a causa del modo in cui il loro organismo metabolizza questi composti cancerogeni.

I vegetariani mangiano più frutta e verdura.

I vegetariani consumano maggiori quantità di questi alimenti e possono introdurre maggiori quantità degli agenti potenzialmente anti-cancerogeni contenuti nella frutta e nella verdura. (Ma chiunque, vegetariano o non, dovrebbe consumare maggiori quantità di questi alimenti protettivi.)

I vegetariani consumano più sostanze fitochimiche.

Questi sono composti biologicamente attivi presenti soltanto negli alimenti vegetali. Le piante li producono per proteggersi da una miriade di fattori ambientali stressanti, e queste sostanze possono essere protettivi anche per noi.

I vegetariani hanno riserve di Ferro più limitate.

Livelli elevati di Ferro possono aumentare il rischio di cancro, sebbene questa sia ancora una supposizione. Il Ferro in eccesso può generare delle specie molto reattive di radicali liberi che possono a loro volta danneggiare le cellule.

I vegetariani consumano più antiossidanti.

Questi composti contribuiscono a neutralizzare gli effetti dei radicali liberi. Alcuni sono vitamine, quale il beta-carotene (precursore della vitamina A), la vitamina C e la vitamina E, mentre alcuni sono delle sostanze fitochimiche, non propriamente nutritive. I vegetariani consumano il 50% in più di vitamina C rispetto ai non vegetariani ed il doppio di vitamina E e di beta-carotene.

Sostanze fitochimiche ed antiossidanti: le proprietà di frutta e verdura.

Studi di popolazione tra Nazioni diverse ed all'interno di una stessa Nazione evidenziano che gli individui che assumono alimenti vegetali di colore verde e giallo, e frutta, mostrerebbero una minore incidenza delle principali malattie croniche, compresi molti tipi di tumore. Più di 200 Studi dimostrano i benefici di frutta e verdura. E' immediato pensare che frutta e verdura siano delle buone fonti di vitamine e minerali [3].

Tuttavia, frutta e verdura contribuiscono ad un buono stato di salute ben di più delle sole vitamine. Questi alimenti sono fonti di sostanze fitochimiche- sostanze chimiche di derivazione vegetale- che non sono sostanze nutritive, bensì composti biologicamente attivi. Così come gli esseri umani producono anticorpi per proteggere l'organismo dalle infezioni, le sostanze fitochimiche sono deputate alla protezione delle piante. Queste sostanze possono svolgere un ruolo di protezione anche nell'uomo [4, 5].

Ci sono molti tipi differenti di sostanze fitochimiche negli alimenti vegetali. Questi includono gli indoli nelle verdure della famiglia del cavolo, i composti solforati nell'aglio e nei porri, gli isoflavoni (estrogeni delle piante) nella soia, i lignani nei semi di lino e i carotenoidi in molte verdure. Queste sostanze fitochimiche sembrano produrre effetti fisiologici con molti differenti meccanismi [6]. Possono stimolare il sistema immunitario, contribuire ridurre la tossicità di prodotti chimici nocivi, influenzare i livelli ormonali, e controllare la crescita di cellule. Ma di importanza particolare è l'azione antiossidante di alcune sostanze fitochimiche.

Perché questo effetto è così importante? Le cellule viventi richiedono Ossigeno perché sono gli enzimi che generano l'energia essenziale al loro funzionamento a dipendere dall'apporto di Ossigeno. Ma durante le reazioni chimiche che utilizzano l'Ossigeno (ossidative, NdT), a livello cellulare si possono generare anomali prodotti di ossidazione. Alcuni di questi prodotti reattivi dell'Ossigeno sono potenzialmente pericolosi e possono essere coinvolti nella genesi di cardiopatie o innestare processi tumorali. La Natura ha previsto un modo per neutralizzare queste sostanze nocive fornendo gli alimenti di sostanze antiossidanti.

Alcuni grassi aumentano il rischio di cancro

Già negli anni '40, alcuni sagaci pionieri suggerirono che il grasso contenuto nella dieta giocasse un ruolo importante nell'aumentare il rischio di cancro. Tuttavia, la loro ricerca non fu considerata "interessante" dai più affermati ricercatori in campo oncologico e fu in gran parte ignorata fino alla metà degli anni '60. A quel tempo, il ricercatore canadese Kenneth Carroll dimostrò che animali da laboratorio alimentati con una dieta contenente il 40% di grassi (similmente alla dieta occidentale) presentavano un'incidenza del cancro della mammella molto più elevato in confronto a quello presentato da animali alimentati con una dieta contenente il 10% di grassi [7]. Uno Studio successivo, condotto dall'American Health Fundation (AHF) di New York, confermava questi risultati.

Gli studi alla AHF sono stati il risultato delle osservazioni sulla drammatica differenza nell'incidenza di cancro della mammella fra le donne Statunitensi, il cui consumo medio di grassi è di circa il 40% (delle calorie totali giornaliere, NdT) e le donne Giapponesi, il cui consumo medio di grassi è di circa il 10%. Anche le donne Italiane hanno però una bassa incidenza di cancro, nonostante una dieta relativamente ricca in grassi. Ciò ha stimolato altre questioni riguardanti i tipi di grassi presenti nella dieta, oltre alla quantità degli stessi [8].

Ulteriori Studi hanno indicato che elevati introiti di grassi animali e di olii poliinsaturi, come l'olio di cartamo o di mais, aumenterebbero la comparsa di tumori del colon e della mammella, quando confrontati con consumi ridotti di grassi. Elevate dosi di olio di mais, per esempio, indurrebbero un aumento della sintesi di acidi biliari, sostanze che aumenterebbero il rischio di sviluppare cancro del colon.

Altri tipi di grassi, tuttavia, avrebbero effetti differenti. Gli acidi grassi omega-3 presenti negli olii di pesce e in alcuni alimenti vegetali ridurrebbero sensibilmente l'incidenza di tumori di mammella e colon, mentre gli olii monoinsaturi, come l'olio di oliva, si comporterebbero in modo neutro. Sebbene non sia stato esaminato, l'olio di canola, che è ricco di acidi grassi monoinsaturi e che contiene alcuni tipi di acidi grassi omega-3, è probabilmente un olio a basso rischio rispetto ad altri olii vegetali. Un simile ragionamento può essere valido per l'olio di semi di lino, che è ricco di acidi grassi omega-3.

Sia gli acidi grassi monoinsaturi e gli acidi grassi omega-3 sono in grado di conferire protezione nei confronti delle cardiopatie. Ciò contribuirebbe a spiegare il motivo della più bassa incidenza sia di cancro che di cardiopatie nell'Italia meridionale e in Grecia [9]. Anche se queste diete sono relativamente ricche in contenuto totale di grassi, gran parte dei grassi impiegati nella cucina di questi Paesi è della famiglia dei monoinsaturi o della famiglia degli acidi grassi omega-3.

Altre sostanze alimentari che possono aumentare il rischio di cancro

La cottura avanzata della carne comporta la generazione di prodotti chimici reattivi denominati amine eterocicliche. Queste sostanze, che si formano durante il rosolarsi della carne, possono aumentare il rischio di cancro di colon, mammella, prostata e pancreas. La carne rossa sembra essere particolarmente pericolosa [10].

L'uso di alimenti conservati con sale o sotto aceto, comuni in molti tipi di cucine Asiatiche, aumenta il rischio di cancro dello stomaco e dell'esofago [11].

Conclusioni

I primi esseri umani consumavano alimenti che erano liberamente disponibili in Natura, quali frutta selvatica, bacche, vegetali, semi e radici. Probabilmente potevano aver usato latte di animali in allattamento, ma mangiavano poca carne. In tempi moderni, molte culture hanno adottato la dieta della carne-e-patate con eccessivo consumo di sale.

La Ricerca Scientifica ha prodotto una solida piattaforma di conoscenze per sviluppare le linee guida per uno sano stile di vita atto a ridurre il rischio di tumore [12, 13]. Le abitudini alimentari Occidentali sono basate su alimenti nocivi -elevata assunzione di tipi di grassi nocivi, elevata assunzione di carne che contiene amine eterocicliche pericolose, elevato consumo di alimenti salati, troppo bassa assunzione di fibra alimentare e di frutta e verdura. Abitudini alimentari più sane dovrebbero includere un consumo abbondante di frutta e verdura -l'obiettivo dovrebbe essere da 5 a 10 porzioni al giorno, ed alimenti quali pomodori cotti e derivati della soia dovrebbero essere assunti frequentemente. Anche gli alimenti ricchi di fibre quali cereali, pane di grano integrale, e legumi dovrebbero costituire una parte regolare della dieta. Un altro obiettivo dovrebbe essere privilegiare la scelta di fonti di acidi grassi monoinsaturi e di acidi grassi omega-3 rispetto a grassi animali e ad altri grassi vegetali. Qui all'American Health Foundation, l'obiettivo della nostra ricerca è "Permettere di morire giovani il più tardi possibile".

Bibliografia.

  1. Reddy BS, Hedges AR, Laakso K, Wynder EL Metabolic epidemiology of large bowel cancer: fecal bulk and constituents of high-risk North American and low-risk Finnish population, Cancer 1978 Dec;42(6):2832-8.
  2. Story JA, Kritchevsky D Denis Parsons Burkitt (1911-1993), J Nutr 1994 Sep;124(9):1551-4.
  3. IARC Scientific Publications, 139:61, 1996.
  4. Reinli K, Block G Phytoestrogen content of foods--a compendium of literature values, Nutr Cancer 1996;26(2):123-48.
  5. Environmental Health Perspectives 1995;7:103.
  6. Messina M Modern applications for an ancient bean: soybeans and the prevention and treatment of chronic disease, J Nutr 1995 Mar;125(3 Suppl):567S-569S.
  7. Cancer Research 1975; 35:3231.
  8. J Am Diet Assoc 1996;97:5.
  9. J Nat Cancer Inst 1995;87:110.
  10. Europ J Cancer Prevention 1996;5 (Suppl 2):1.
  11. Chen W, Weisburger JH, Fiala ES, Spratt TE, Carmella SG, Chen D, Hecht SS Gastric carcinogenesis: 2-chloro-4-methylthiobutanoic acid, a novel mutagen in salted, pickled Sanma hiraki fish, or similarly treated methionine, Chem Res Toxicol 1996 Jan-Feb;9(1):58-66.
  12. Proceedings of the 2nd International Congress on Food and Cancer Prevention Proceedings of the 2nd International Congress on Food and Cancer Prevention. Ede, The Netherlands, May 19-22, 1996, Cancer Lett 1997 Mar 19;114(1-2):1-341.
  13. Clinical Oncology 1995;10.

Per approfondimenti rimandiamo alla sezione sul cancro dello Studio sulla Salute degli Avventisti del Settimo Anno. (NdR)



Published Online: 2 Jan 2001 -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.